Locandina italiana UrloUn film di Rob Epstein, Jeffrey Friedman. Con James Franco, Todd Rotondi, Jon Prescott, Aaron Tveit, David Strathairn. Titolo originale Howl. Drammatico, durata 90 min. – USA 2010. – Fandango uscita venerdì 27 agosto 2010. MYMONETRO Urlo * * 1/2 - - valutazione media: 2,97 su 25 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Nel 1955 alla Six Gallery di San Francisco, il giovane poeta Allen Ginsberg recita per la prima volta in pubblico quello che diventerà il manifesto poetico dell’intera cultura Beat americana: “Howl”. Nel suo ululato lamentoso e lacerante risiedono gran parte delle esperienze biografiche dell’autore e tutta la forza immaginifica della sua forma poetica. Qualche anno dopo, in seguito alla pubblicazione del poema da parte del City Light Bookstore, l’editore Lawrence Ferlinghetti e l'”ululato” di Ginsberg sono sotto accusa da parte della comunità americana per i contenuti osceni e il dubbio valore letterario.
Dopo essersi incrociati a distanza nel ricordo della figura di Harvey Milk, i nomi di Gus Van Sant e Rob Epstein (autore del documentario che ha dato vita al film con Sean Penn) si uniscono in un’opera che ha ancora una volta come sfondo il fermento culturale di San Francisco. Le quattro parti del lamento poetico e allucinato di Allen Ginsberg si convertono in altrettanti stili e formati all’interno di un’opera che somma alla passione letteraria, un biopic sugli anni giovanili del più importante poeta beat, un pamphlet storico-critico sulla libertà d’espressione e l’intenzione di contenere in immagini suggestive l’essenza dei versi poetici. I due documentaristi Epstein e Friedman utilizzano gli strumenti di ricerca del documentario a fini finzionali e costruiscono la struttura del loro lavoro su frammenti discontinui e paralleli, alternando così una messa in scena dal taglio documentaristico per ricostruire il celebre reading della Six Gallery e le interviste a Ginsberg, con una drammatizzazione del processo all’editore e delle dichiarazioni dei vari critici letterari intervenuti e una serie di sequenze animate.
La patina glamour e intellettualmente sommessa del Sundance Festival servirebbe a dare unità al progetto, ma né essa né la fotografia vintage di Edward Lachman (capace di adattarsi tanto alle esigenze del documentario, come ai tempi di Lampi sull’acqua di Wenders, che ai più recenti progetti “filologici” di Todd Haynes), riescono a dare una certa omogeneità al fluire dei frammenti. Fra i quali sono soprattutto le sequenze animate a ridare spirito ai versi del giovane Ginsberg attraverso una sorta di Fantasia che viaggia a tempo di metrica e fluisce fra le note di Gershwin e di Carter Burwell, muovendosi fra la terra e il cielo, fra gli amplessi e il dolore, fra il buio e la luce.
Ma nel complesso, l’impressione è quella di trovarsi davanti ad un ipertesto multimediale che sviscera in modo analitico il poema, cercando un dialogo virtuale con lo spettatore che non riesce ad andare oltre la didattica e la pedagogia.
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