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Don Giovanni è un film del 1970, terzo lungometraggio scritto, diretto ed interpretato da Carmelo Bene,[2] tratto dalla novella di Barbey d’Aurevilly.

Il film, costato pochi milioni di lire, è girato in uno spazio interno molto angusto. Il montaggio consistette nell’elaborare una grande quantità di inquadrature, di cui diverse talmente brevi, dell’ordine di pochi fotogrammi, da essere percepibili solo a livello subliminale. Don Giovanni inizia con una scena in bianco e nero (inframezzata da due fotogrammi colorati) e poi prosegue a colori. Carmelo Bene scrive nella sua Vita :”Don Giovanni è arte fatta a pezzi, musica a brani. […] Don Giovanni è un trattato sulla morte, sulla putrefazione dei morti ancora viventi. È il momento più lirico del mio cinema.[4] La “trama” del Don Giovanni è incentrata sulla ricerca forsennata del protagonista atta a sedurre un’adolescente dispettosa, baciapile e di brutto aspetto, figlia dell’amante, consenziente,[5] usando a questo scopo ogni espediente, riproponendo anche un teatro delle marionette, tratto dal Pinocchio, arrivando ad assumere le fattezze salvifiche del redentore, ma ogni volontà sembra negata…

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