Un film di André De Toth. Con Elisha Cook, Lon Chaney jr, Elsa Martinelli, Kirk Douglas, Walter Matthau Titolo originale The Indian Fighter. Western, durata 88 min. – USA 1955. MYMONETRO Il cacciatore di indiani valutazione media: 2,85 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Vicenda western ambientata nell’Oregon, dove il mancato accordo fra l’esploratore Johnny e Nuvola Rossa per far cessare il traffico di whisky provoca conflitti e disavventure fra le parti, sino alla scoperta dei colpevoli e al trionfo della giustizia.
Laureato, con moglie e quattro figli, si rifugia nella incorrotta Costa delle Zanzare dell’America Centrale, acquista un villaggio e costruisce una fabbrica di ghiaccio. Sceneggiato da Paul Schrader da un romanzo di Paul Théroux, è un antifilm di avventure in cui Ford interpreta un personaggio agli antipodi di Indiana Jones, quello di un uomo di buona volontà che l’ideologia spinta al fanatismo trasforma in despota e carnefice. All’australiano Weir il conflitto tra homo faber occidentale e natura vergine si addice. Pur irrigidito nella sua tesi, emoziona e avvince.
Jane Hot sbarca ad Hong Kong per cercare il marito Luis, un fotoreporter misteriosamente scomparso. La aiuta e la corteggia l’affascinante avventuriero americano Hank Lee, che riesce a liberare Luis dal battello cinese dove è tenuto prigioniero, a causa di un’inchiesta giornalistica che sta svolgendo. E poichè Jane e Luis non vanno più d’accordo, sarà Hank ad avere l’amore della bella signora.
Il figlio di un ricco possidente violenta e uccide la moglie indiana dello sceriffo. Questi scopre il colpevole in un altro paese e lo arresta. Il padre del ragazzo, deciso a difenderlo ad oltranza, provoca l’incendio dell’albergo in cui sono alloggiati. Sceriffo e prigioniero escono insieme; il secondo viene ucciso per errore e anche suo padre ci lascia la vita.
Un film di Mario Camerini. Con Anna Magnani, Massimo Girotti, Checco Rissone, Enrico Glori, Peppino Spadaro.Commedia, Ratings: Kids+13, b/n durata 90 min. – Italia 1948. MYMONETROMolti sogni per le strade valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Un disoccupato ruba, per disperazione, la macchina di un industriale. Poi si pente e la riporta in garage. Ma intanto la moglie l’ha denunciato alla polizia. Quando viene a sapere del ravvedimento del consorte, la donna ritira la denuncia. Faranno pace.
Nel 1915 il porto turco di Gallipoli fu lungamente, inutilmente, sanguinosamente assediato dalle truppe britanniche. Con gagliardo ardimento i volontari australiani si fecero massacrare. Più che un film bellico – sull’ignominia della guerra – è un racconto picaresco di viaggio, avventure, amicizie virili. Weir ha mano felice nell’affettuosa descrizione dei personaggi, nella rievocazione di un’epoca. Belle pagine di atletica nella 1ª parte, la più riuscita.
Lord, convinto di essere Gesù, esce dal manicomio dopo la morte del padre per prendere il suo posto nella società londinese. Uccide moglie e zia, facendo accusare un innocente per conservare il potere. Graffiante commedia satirica di origine teatrale (adattata dallo stesso autore Peter Barnes) sulla classe dirigente britannica sotto il segno dell’irriverenza, della bizzarria e di un umorismo nero. Prolissa e qua e là irritante, ma vale la pena di farsi irritare.
Rievocazione storica della Comune di Parigi in stile documentaristico, il film ha ricevuto molti consensi dalla critica, per i suoi temi politici e per la regia di Watkins.
La Commune (Paris, 1871) ha suscitato interesse anche per il suo cast molto grande e principalmente non professionale, e che comprende molti immigrati dal Nord Africa. I membri del cast hanno partecipato e fatta propria la ricerca per l’approfondimento del progetto. Watkins ha detto del film: “La Comune di Parigi è sempre stata seriamente emarginata dal sistema educativo francese, nonostante – o forse perché – è un evento chiave nella storia della classe operaia europea, e quando ci siamo incontrati la maggior parte del cast ha ammesso di conoscere poco o nulla sull’argomento ed è stato molto importante che le persone si siano coinvolte direttamente nella nostra ricerca sulla Comune di Parigi, acquisendo così un processo esperienziale nell’analisi di quegli aspetti dell’attuale sistema francese che stanno fallendo nella loro responsabilità di fornire ai cittadini un processo veramente democratico e partecipativo”.
La NASA sta per lanciare verso Marte navicella spaziale. Per un guasto la spedizione viene simulata, ma non tutti credono all’inganno. Tipico frutto della paranoia americana dopo lo scandalo Watergate, acquista nella 2ª parte la sua vera fisionomia di apologo contro il potere, pur mantenendo le cadenze di un thriller d’inseguimento. Nel 1975 era uscito il best seller Non siamo mai andati sulla Luna di Bill Kaysing.
Nel Minnesota un venditore d’auto fa rapire sua moglie da due balordi per chiedere un milione di dollari di riscatto al ricco suocero, ma tutto va storto e finisce in un massacro. “Tutto questo per un po’ di soldi, dov’è la logica?” si domanda alla fine la poliziotta che è la chiave del film, e la sua novità: non s’era mai vista una donna incinta di sette mesi svolgere un’inchiesta criminale. Uno dei migliori film dei fratelli Coen (scrivono i film insieme, Joel dirige, Ethan produce), più misurato e realistico, il più classico almeno nella forma, pur essendo impregnato di quell’umorismo macabro che è il loro marchio di fabbrica. Ha il merito di restituire alla violenza criminale tutto il suo peso di orrenda imbecillità e a chi indaga nel nome della legge la normale dignità di chi cerca almeno di fare il proprio dovere. A uno studioso che andava raccogliendo vecchie favole popolari, una vecchia siciliana disse: “Il racconto niente è, tutto sta come si porta”. I fratelli Coen lo portano bene. Premio della regia a Cannes e Oscar a F. McDormand.
Un film di King Vidor. Con Jeanne Crain, Kirk Douglas Titolo originale Man Without a Star. Western, durata 89 min. – USA 1955. MYMONETRO L’uomo senza paura valutazione media: 3,00 su4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Battaglia tra allevatori, che vogliono disporre dei ricchi pascoli del West senza limitazioni, e agricoltori che intendono invece recintare i loro campi da coltivare. La lotta vede per protagonisti due cowboy, alle dipendenze di una ricca e bella quanto egoista allevatrice.
Un film di Harry Edwards. Con Joan Crawford, Harry Langdon, Edward Davis Titolo originale Tramp Tramp Tramp. Comico, b/n durata 65 min. – USA 1926. MYMONETRO Di corsa dietro un cuore valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Dopo aver interpretato numerosi cortometraggi, nel 1926 Harry Langdon arriva a interpretare il suo primo lungometraggio, Di corsa dietro al cuore, diretto da Henry Edwards e codiretto da un giovane Frank Capra che ne cura anche la sceneggiatura e la produzione.Il sodalizioCapra-Langdon sarebbe in seguito proseguito con La grande sparata e Le sue ultime mutandine. Nel film, al fianco del comico, all’epoca all’apice della popolarità, appare una giovane esordiente di appena 21 anni, destinata a divenire una delle stelle più sfavillanti e controverse di Hollywood, Joan Crawford. Harry (Langdon) partecipa a una maratona podistica da New York alla California per conquistarsi i favori di una ragazza, Betty (Joan Crawford), figlia dell’organizzatore della corsa. Dopo innumerevoli gag, per Harry arriverà con la vittoria anche la scoperta che Betty è già fidanzata.
Un film di Richard Thorpe. Con James Stewart, Jean Hagen Titolo originale Carbine Williams. Biografico, b/n durata 91 min. – USA 1952. MYMONETRO Carabina Williams valutazione media: 2,25su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
È la storia di Mark Williams, l’inventore, appunto, della carabina. Terminato il servizio in marina, Mark sposa una ragazza contro la volontà dei genitori di lei; la vita è difficile e presto il giovane viene a contatto di cattive compagnie. Durante l’assalto… da parte della polizia a una fabbrica clandestina di whisky, Mark è coinvolto suo malgrado nell’uccisione di un agente e finisce in prigione. E lì che idea il meccanismo per il fucile automatico. Intanto sua moglie non ha mollato; riesce ad ottenere la revisione del processo e a far rilasciare il marito. Il film è stato colorizzato.
Giovane scienziato tenta esperimenti di trasporto della materia smaterializzandola all’origine e ricomponendola a destinazione. Usa sé stesso per le prime prove, ma l’intervento accidentale di una mosca lo rende vittima della sua invenzione. Remake di L’esperimento del dottor K (The Fly, 1958) di K. Neumann.La situazione di base è la stessa, aggiornata e più sofisticata, ma gli sviluppi sono radicalmente diversi. Dopo gli anni ’70 l’horror è fondato sul corpo, le sue metamorfosi, i suoi smembramenti, ma nessuno supera Cronenberg in direzione biologica. È il suo film più costoso, e il più ricco per elaborazione formale, ma è anche una commovente storia d’amore. Straordinario Goldblum.
Sotto il titolo originale (“una zeta e due zeri”, crittogramma dai molti significati) c’è una storia – si fa per dire – con Alba che perde una gamba e un figlio in uno scontro in auto con un cigno, incidente in cui muoiono le mogli di due gemelli (già siamesi) etologi, Oswald e Osmund Deuce (i due O, zeri, del titolo inglese) che lavorano nello zoo di Rotterdam. I due diventano prima amanti di Alba, poi “padre” dei suoi nascituri e, infine, suicidi dopo che la donna, amputata anche all’altra gamba, trova l’anima gemella nel signor Arcobaleno, monco in carrozzella. 3° lungometraggio di finzione di Greenaway, secondo il quale “il cinema è troppo importante per lasciarlo fare ai narratori di storie”. Cerebrale sino all’esasperazione e perverso, è basato sul rapporto uomo-animale, sul corpo dei personaggi (sempre a figura intera senza piani ravvicinati) e sulla pittura (Vermeer soprattutto e i fiamminghi del ‘400 come Robert Campin e Jan Van Eyck). Fotografia: Sacha Vierny. Da vedere nell’edizione originale: la traduzione fa svaporare i frequenti giochi linguistici.
Nel 1642 Harmenszoon Van Rijn Rembrandt (1606-69), già ricco e famoso, accetta la commissione di un ritratto della Guardia delle milizie, ma scopre che alcuni suoi ufficiali si sono macchiati di cospirazione e omicidio. Ne esce una tela – la celebre Ronda di notte – che è anche un atto di accusa. I cospiratori ordiscono, servendosi di Geertjie, serva-amante, una trama per screditare il pittore, da poco vedovo, che viene messo al bando dalla potente e bigotta borghesia di Amsterdam. Film di eleganza squisita, alla prima maniera di Greenaway, teatrale nella costruzione “architettonica su linee rigorosamente geometrizzate… al limite della compiacenza manieristica, stupefacente ricchezza di immaginario spazio-temporale…” (Alberto Pesce). Fotografia: Reinier Van Brummelen.
1921, Newport (Galles): il decenne Tulse gioca alla guerra con l’amico Martino Knockavelli. Suo padre lo punisce. 1934, Moab (Utah): Tulse e Martino cercano le antiche città mormoni nel deserto. Invaghito della bella Passion, Tulse è strapazzato dagli Hockmeister di origine tedesca. 1938, Anversa (Belgio): Tulse, giornalista, è incarcerato per la sua attività antifascista. Tornati in Europa, gli Hockmeister lo perseguitano. 1ª parte di una trilogia sul Novecento, presentata come “opera d’arte in forma di cinema”, ma anche di TV (16 episodi di 40 minuti), DVD, Internet interattivo e un numero imprecisato di libri. Imperniata sul 92 (numero atomico dell’uranio): tante sono le valigie di Tulse (21 nella 1ª parte), i personaggi principali, gli oggetti che dovrebbero “rappresentare il mondo”. Sono 16 gli episodi principali della sua vita e 16 le prigioni in cui viene rinchiuso. Difficile districarsi in questo labirintico manufatto audiovisivo, strutturato per accumulazione visiva, sonora, informativa e privo di un centro. Si susseguono didascalie scritte, sovraimpressioni, riquadri, split-screen , inserti, cambi di formato, segnali alchemici e cabalistici. Già apparso in film precedenti del regista ( A Walk Through H , 1978; The Fall , 1980), il gallese Tulse Luper scrittore, storico, esploratore, agente segreto (spia?) è probabilmente un alter ego di Greenaway che “utilizza lo schermo come una tela o un monitor” (A. Zanetti), da collezionista enciclopedico alla Borges come si atteggia. Sanziona la morte del cinema o annuncia il cinema del futuro?
Tre donne di generazioni diverse – nonna, madre, figlia – eliminano per insofferenza o per noia i propri mariti. Tutti decessi dolci, acquatici. Con la complicità di un pretore, loro amico e corteggiatore, fanno passare quelle morti per accidentali. Nel raccontare moralmente questa storia amorale il regista più dandy e perverso del cinema britannico ha fatto una commedia nera che si trasforma in dolente tragicommedia, impregnata di umorismo, ironia ed efferata dolcezza, giocando con i numeri, gli insetti, il sesso, i cadaveri, la solidarietà femminile. Nella colonna sonora un Mozart sublime.
In un ristorante francese di Londra si consuma, con la complicità dello chef, l’adulterio tra la moglie di un volgare e ricco mafioso e un bibliotecario. Scoperta la tresca, il marito uccide l’amante. La moglie si vendica, costringendolo a mangiarne il cadavere, e poi l’abbatte. Esaltato dalla fotografia del vecchio Sacha Vierny (1919) e dalla musica genialmente semplice di Michael Nyman, fondato sul trinomio cibo-sesso-violenza, è il film più sarcastico, feroce e divertente di P. Greenaway. Anche il più politico. La ripetitività del racconto, scandito in dieci giornate (e pranzi) può indurre a sazietà, ma l’assiste l’angelo custode di un umorismo nero.
Il primo grosso teleromanzo Rai a partecipazione internazionale. La storia è naturalmente quella dell’esploratore veneziano raccontata in flash-back a un compagno di prigionia. La vita di Marco è raccontata dalla prima giovinezza alla maturità, dal primo viaggio in Oriente assieme al padre ai fasti della corte di Kublai Khan. Passerà certamente alla storia come il primo teleromanzo occidentale girato in Cina.