Nonostante stia ricaricando tutti i link andati persi nella cartella movies, sto continuando ad accontentare richieste di serie e film. Per questo motivo ho quasi finito un account con 16tb di materiale e ne ho dovuto comprare un altro
Al momento quindi ho 2 account da 16tb e 1 da 8tb con i quali posso caricare tutto il materiale che ho sui miei hard disk a casa.
Se volete aiutarmi con una piccola donazione, l’accont da 16tb è costato 300 euro annui, potete scrivermi qui che vi dico come fare: ipersphera@gmail.com
Qiang è un bambino di 4 anni che, nella Cina Popolare del 1949, viene portato in un Istituto pechinese dei migliori dai genitori troppo impegnati nel lavoro. Qiang deve confrontarsi con la vita della collettività, regolata in modo per lui troppo rigido dalle educatrici. Dalla fase del pianto sconsolato passa ben presto a quella della disobbedienza attiva supportato in questo da una coetanea. Quando riuscirà a convincere tutti i compagni che la loro insegnante non è altri che un mostro sotto le sembianze di una donna la situazione si complica. Il regista Zhang Yuan torna ad occuparsi dei giovani ma questa volta il salto mortale è davvero senza rete perché si tratta di bambini molto piccoli e quindi, per definizione, difficilissimi da dirigere. Ma l’acrobazia riesce perfettamente perché la regia unisce la mano ferma alla disponibilità ad accettare l’improvvisazione infantile. Questo può avvenire anche grazie a una sceneggiatura ben scritta che favorisce due piani di lettura. Quello più immediatamente “ad altezza di bambino” (stavamo per scrivere “truffautiano” e con motivo) e quello sociale, se non addirittura politico. Qiang, con il carattere che si ritrova, con lo spirito ribelle che lo contraddistingue, quando diventerà un giovane uomo si troverà nel bel mezzo della Rivoluzione Culturale. Non è difficile pensarlo inviato in campagna a “rieducarsi”. Così come è facile pensarlo sicuramente vessato ma mai domo. Peccato che il film non sia in Concorso. Se lo meritava.
Tratto da un adattamento teatrale di David Mamet ispirato a sua volta da Zio Vania di Cechov. La versione teatrale era diretta da Andrè Gregory, autore di una commedia che Louis Malle realizzò nei primi anni Ottanta, La mia cena con Andrè. E i rimandi a quel film proseguono con uno degli attori, Wallace Shawn, qui protagonista. La bravura di tutti è indiscutibile. La regia utilizza il teatro vuoto dove i personaggi-attori sembra stiano facendo le prove di spettacolo. Proprio come nella versione a teatro non ci sono costumi, gli attori sono vestiti come nel privato. Li vediamo arrivare separatamente al New Amsterdam Theatre, sede un tempo delle Ziegfield Folies, e poi, sedutisi, cominciare a chiacchierare. La pièce ha inizio. Meglio nella versione con sottotitoli, per un pubblico scelto.
Dopo 25 film come attore, una ventina di prove teatrali, una mezza dozzina di titoli TV e un corto come regista, il lucano 50enne Papaleo passa alla regia di un lungometraggio, covato da anni e scritto con Walter Lupo. È una commedia corale con canzoni (e musiche della jazzista Rita Marcotulli): divertente e un po’ malinconica, simpatica e un po’ lunare, ma soprattutto diversa, per struttura e toni, da quel cinema sentimentale italiano dei primi anni 2000 (e non soltanto nel filone del moccia-muccinismo). Componenti di una band dal nome improbabile (Le pale eoliche), 4 amici decidono di attraversare a piedi l’antica Lucania dal Tirreno (Maratea) allo Ionio (Scanzano), seguendo un carro trainato da un cavallo, in compagnia di una fotoreporter prima svogliata ma poi affettivamente impegnata. Due valenze indiscutibili in questo piccolo film intelligente: i paesaggi con la fotografia di Fabio Olmi e una galleria di 7 personaggi tutti azzeccati. Prodotto da Paco Cinem., Eagle e Ipotesi Cinema.
Un film di David Miller. Con Susan Hayward, Vera Miles, John Gavin Titolo originale Back Street. Drammatico, b/n durata 107 min. – USA 1961. MYMONETRO Il sentiero degli amanti valutazione media: 2,63 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Rita e Paul si innamorano, ma lui è sposato con una donna che non intende concedergli il divorzio e che quando viene a sapere della relazione affronta la rivale in pubblico e dà in escandescenze. Paul tenta un’ultima volta di convincere la consorte, ma nella discussione che avviene in automobile perde il controllo della guida e finisce contro un albero.
La moglie di uno psicanalista è affetta da cleptomania. L’ipnotizzatore Korvo (J. Ferrer) promette di guarirla, ma ne approfitta per commettere un delitto, addossandone a lei la colpa. Dal romanzo di Guy Endore. Torbida vicenda da incubo, imperniata sul tema dell’ipnotismo e su quello dell’impossibilità di modellare completamente un altro essere. G. Tierney è brava, ma nella parte del dottor Korvo Ferrer è superbo.
Un film di Joseph Kane. Con John Wayne, Muriel Evans, Cy Kendall Titolo originale King of the Pecos. Western, b/n durata 54 min. – USA 1936. MYMONETRO Il re dei pecos valutazione media: 1,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un allevatore prepoente vuol mettere le mani sull’intera regione e non esita a sterminare una famigliola. Scampa solo un ragazzino che, divenuto uomo, fa del suo meglio per farla pagare all’assassino dei suoi. Dapprima con i metodi legali (trascina in tribunale l’allevatore). Poi a colpi di pistola.
I preti sono due: il giovane padre Greg (L. Roache), di rigidi principi e di omosessualità repressa, e il più anziano padre Matthew (T. Wilkinson), parroco di un quartiere popolare di Liverpool, schierato con i poveri, che convive con una piacente perpetua (C. Tyson). La sceneggiatura di Jimmy McGovern mette in fila tanti incidenti e quesiti morali che basterebbero per 3 film. L’intrepida esordiente A. Bird, che viene dalla TV, cerca di darle una forma filmica, riuscendovi soltanto in parte, in continua oscillazione tra il dramma sociale alla Ken Loach e la soap opera alla Uccelli di rovo, tra il realismo semidocumentaristico e l’apologia predicatoria, con qualche inverosimiglianza logica e narrativa.
l presidente (Præsidenten) è un film del 1919 diretto da Carl Theodor Dreyer
Un giudice in una cittadina danese vede la sua figlia illegittima ad un processo per l’omicidio del suo bambino appena nato. La ragazza era rimasta incinta di un aristocratico che non voleva sposarla e la stessa sorte era accaduta a sua madre. La pena per la figlia è la morte, lei gli chiede la grazia ma non potendola concedere il giudice decide di liberare la donna e di portarla fuori dal paese a tutti i costi.
Kaze to ki no uta (風と木の詩?) è uno shojo manga con temi Yaoi realizzato da Keiko Takemiya e pubblicato dalla Shogakukandal 1976 al 1984 sulla rivista Shōjo Comic. Nel 1979, l’opera fu insignita del prestigioso Premio Shogakukan per i manga nella categoria manga shōnen/shōjo.[1] La serie è riconosciuta come un classico del genere shōnen’ai, essendo stato uno dei primi nel genere a combinare il romanticismo con la sessualità, oltre ad esser una delle primissime storie d’amore tra ragazzi pubblicate: di certo innovativo per le sue raffigurazioni di “rapporti apertamente sessuali”, favorì ampiamente lo sviluppo del genere amorosoyaoi nei Shoio Manga, a cui contribuì a dare una decisiva svolta. Ebbe una sua influenza nella creazione della sottocultura dei doujinshi yaoi.
Ci vollero nove anni prima che l’editore accettasse di mettere in commercio il manga, dato che l’autrice si rifiutava categoricamente di tagliare e censurare gli elementi più apertamente sensuali della storia (una scena in cui i due protagonisti si presentano nudi a letto fece sensazione nell’ambiente dei mangaka).[2]
Il manga fu adattato in un OAV prodotto dalla Herald Enterprise e dalla Shogakukan nel 1987. È stato pubblicato in Italia su VHS nel 1997 e su DVD nel 2006 con il titolo Il poema del vento e degli alberi. L’OAV si basa e riassume la prima parte della storia: nella sua colonna sonora vi son, tra gli altri, brani di Fryderyk Chopin e Johann Sebastian Bach
In collaborazione con l’amica Norie Masuyama l’autrice pubblicò in seguito anche un romanzo che ha fornito una seconda parte della storia, intitolato Kami no kohitsuji (traducibile come “Agnus Dei”).
Un film di Franco Piavoli. Documentario, Ratings: Kids+16, durata 90 min. – Italia 1982. MYMONETRO Il pianeta azzurro valutazione media: 3,92 su 10 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Il film è un canto d’amore alla vita con le sue tenere e bellissime immagini sulla luce, i fiori, l’acqua, il sole, il contrasto con la vita che ci circonda piena di caos, rumore, grida. Anche la morte è rappresentata dolcemente.
Un film di Buster Keaton, Donald Crisp. Con Buster Keaton, Frederic Vroom, Kathryn McGuire Titolo originale The Navigator. Comico, b/n durata 60 min. – USA 1924. MYMONETRO Il navigatore valutazione media: 4,00 su 10 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un multimilionario, stanco della vita dello scapolo, decide di sposarsi e di fare il viaggio di nozze a bordo di una nave che porterà lui e la moglie a fare un giro intorno al mondo. Ma per una serie di equivoci il nostro finisce su di un natante privo di equipaggio che lo conduce in pieno oceano alla deriva. Sempre grande Buster Keaton.
I due aspetti del bene e del male sono qui rappresentati da due sorelle gemelle: una bionda, brava e buona, l’altra bruna, perfida e corrotta. Naturalmente la cattiva tenta di corrompere la buona.
Per soddisfare la moglie ambiziosa, un maestro elementare dà le dimissioni e investe la liquidazione in una piccola impresa artigianale. Presto gli affari vanno a rotoli e, per giunta, scopre che la moglie lo tradisce. Fuori parte in un personaggio di settentrionale, Sordi è imbarazzato e lo interpreta sul registro contraddittorio della macchietta e della commozione. Petri ci aggiunge troppo moralismo. Dal romanzo (1962) di Lucio Mastronardi, adattato dallo stesso Petri con Age & Scarpelli.
A Vienna, nell’indagare sul tentato, forse istigato, suicidio di una divorziata americana (Russell), un ispettore di polizia (Keitel) scopre che ha una torbida relazione con uno studioso di psicanalisi (Garfunkel) affetto da gelosia possessiva e da inclinazioni perverse. Dopo alcune incursioni nel territorio congeniale del cinema fantastico, Roeg, noto direttore della fotografia passato alla regia, ha diretto questo labirintico sex melodrama, scritto da Yale Udoff, dove, più che i rimandi a Freud e a Pinter, contano le suggestioni figurative sotto il segno grafico di Klimt e Schiele. Affascinante, intrigante, ai limiti del Kitsch. Musiche degli Who, Keith Jarrett, Billie Holliday. È il 1° dei film che la Russell ha interpretato sotto la guida del marito.
Philip Marlowe, ex poliziotto e investigatore privato di Los Angeles, viene convocato dal vecchio milionario Sternwood per indagare sul ricatto subito dalla figlia minore Carmen. La sorella maggiore, Vivian, è invece più interessata a sapere che fine abbia fatto Sean Regan, ex membro dell’Ira ed ex contrabbandiere, assunto da Sternwood per risolvere i problemi creati dalle due figlie. Nel giro di poche ore, Marlowe trova Carmen in compagnia del cadavere del ricattatore, mentre qualcuno elimina l’autista degli Sternwood. L’investigatore comincia le indagini da una libreria che funge da paravento per attività illecite e si trova a scoperchiare una storia di gangster, gioco d’azzardo e omicidi. Tutti pensano che Marlowe sappia più di quello che sa e il detective sta al gioco, anche se il metodo può rivelarsi molto rischioso. E, sbrogliando le diverse trame intrecciate tra loro, riesce a scoprire la verità, per quanto amara. Non è la prima volta che Marlowe viene portato sullo schermo e non sarà l’ultima: le opere di Raymond Chandler forniranno materiale al cinema e alla televisione per decenni.
Celebre attore di cinema è sottoposto a una serie di ricatti professionali dopo aver investito un bambino. Lo stroncano fino a indurlo al suicidio. Tratto da un turgido dramma (1949) di Clifford Odets, è un virulento film di denuncia della “fabbrica dei sogni” hollywoodiana. Nonostante gli eccessi, notevole per il suo clima esasperatamente claustrofobico e un’ottima compagnia d’attori tra cui spiccano la Winters e specialmente Steiger.
Un uomo dal passato burrascoso sposa controvoglia l’amante, poi la lascia per dedicarsi al ring. Sotto la guida di un buon allenatore ottiene successi e ricchezza. Montatosi la testa e cambiato manager ne seduce la moglie e, dopo poco tempo, perde il contratto. Pentito, ma solo apparentemente, torna dalla moglie del vecchio allenatore.
I ragazzi del titolo sono i greasers: ispano-americani, capelli lunghi e imbrillantinati, sono poveri e hanno per nemici la banda dei soc(ials), che abitano dall’altra parte della città (Tulsa) e sono invece bianchi e benestanti. Le due bande si dividono il territorio e le ragazze e spesso, quando vengono a contatto, è la rissa. Da un romanzo scritto da una furba sedicenne che si firma Susan E. Hinton, uscito nel 1967 e venduto subito in quattro milioni di copie. È un West Side Story senza balletti e, purtroppo, con le musiche di Carmine Coppola al posto di Leonard Bernstein. La tenerezza e il rispetto per i personaggi evitano il manicheismo. Giovani attori tutti bravi, M. Dillon fin troppo.
Versione dvdrip: Questa edizione non è quella classica uscita nell’83, ma la versione director’s cut uscita in DVD nel settembre 2005 e contenente 23 minuti di scene tagliate che rendono il film più fedele al libro da cui è tratto. Queste scene sono: – Un diverso inizio di film dove sono presenti prima i titoli di testa e poi è mostrato Pony Boy scrivere. – Dopo l’inizio è presente una lunga scena nella quale Pony Boy, mentre torna a casa dal cinema, è aggredito dai Socials e salvato dai Greasers. Dopo il salvataggio di Pony Boy, la banda discute circa il fatto di andare al cinema. – Una scena di Pony Boy che dorme insieme al fratello. – Una scena con Pony Boy e Johnny che chiedono informazioni ad un gruppo di lavoratori.