Investigatore privato assunto per rintracciare ragazza scappata di casa si reca in Florida ed è coinvolto in misterioso intrigo che fa capo a preziosa statuetta. Penn prende una detective story e, intrecciando due fili narrativi (l’investigazione e la vita privata dell’investigatore), la trasforma in un film nero di obliqua suggestione e di fascino malato. Hackman eccellente. Scritto da Alan Sharp.
Un film di George Stevens. Con Charles Coburn, Joel McCrea, Jean Arthur Titolo originale The More the Merrier. Commedia, Ratings: Kids+13, b/n durata 104 min. – USA 1943.MYMONETRO Molta brigata vita beata valutazione media: 3,25 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Crisi degli alloggi a Washington in tempo di guerra. Un vecchio signore è costretto a prendere in affitto una camera presso una bella ragazza, subaffittando a sua volta metà della stanza ad un atletico giovanotto, con le complicazioni del caso. L’anziano farà da cupido al suo ospite e alla padrona.
Arkadin, un miliardario magnate della finanza, assume avventuriero per ritrovare vecchi complici dei suoi delitti e ammazzarli a uno a uno. Come summa dei più eterogenei motivi wellesiani è esemplare: c’è il barocco più sfrenato e il gotico più allucinato, il romanticismo nero inglese e l’espressionismo tedesco. E il consueto repertorio di alta acrobazia stilistica con una memorabile galleria di personaggi. Conosciuto anche come Mr. Arkadin , 1° titolo originale. O. Welles curò anche i costumi e doppiò alcuni degli attori tra cui M. Auer. Fu girata anche una versione spagnola con un altro montatore e qualche attore diverso.
Regia di Nils Gaup Con Vilde Zeiner, Anders Baasmo Christiansen, Agnes Kittelsen, Jakob Oftebro, Evy Kasseth Røsten, Andreas Cappelen, Vera Rudi
Gulltopp, l’unica figlia del re, è scomparsa dopo essersi recata nel bosco alla ricerca della stella del Natale. La regina ne è morta di dolore e il re ha maledetto la stella, lasciando che un buio freddo calasse nel suo regno. La leggenda narra altresì che, qualora il re riesca a far brillare la stella entro 10 notti di Natale, Gulltop riapparirà. Passati nove anni, per il re il Natale che sta per arrivare rappresenta la sua ultima possibilità di riabbracciare la figlia e l’incontro con la dodicenne Sonja, arrestata perché creduta una piccola ladra, gli dà nuove speranze. Per ringraziarlo del rilascio, Sonja decide infatti di intraprendere un epico viaggio alla ricerca della mitica stella.
Durante la prima guerra mondiale, un ufficiale inglese è incaricato di recarsi in Svizzera e uccidere un agente nemico. Un uomo muore e sembra proprio che sia la vittima designata. In realtà questa è viva e cerca di involarsi con una ragazza innamorata dell’ inglese. Non fra i migliori “Hitchcock” dell’ anteguerra.
Dal romanzo The Golden Evenings of Summer di Will Stanton. Arido e avido commerciante vede, un giorno, entrare nella sua vita un angelo che, preannunciandogli una morte imminente, cerca di fargli cambiare vita. Garbato, divertente, artificioso prodotto Walt Disney.
Storia di Ciro, Iris e altri ragazzi del popolo nella Roma dell’ultima guerra mondiale. Ciro si mette su una cattiva strada, ma un lutto in famiglia e l’amore energico di Iris lo rimettono in carreggiata. 1ª parte della trilogia della povera gente (proseguita con È primavera… , 1950 e Due soldi di speranza , 1951). R. Castellani si inserisce nel neorealismo con una commedia di ritmo incalzante e di scanzonata vivacità che nasconde tra le pieghe un’amarezza di fondo, entrando così nel filone che la critica di sinistra del tempo battezzò, con spregiativo sussiego, neorealismo rosa.
Attraverso le testimonianze dei protagonisti interpretati da attori che utilizzano le dichiarazioni rilasciate in interviste e libri a loro dedicati, documenti d’epoca e spezzoni di numerosi film si ripercorrono trent’anni di storia della malavita italiana.
Da un racconto di Aleksandr Puškin: ufficiale russo sfida a duello un collega che corteggia la donna da lui amata, ma quando il rivale sbaglia volutamente il suo colpo di pistola, rinuncia al proprio; quattro anni dopo si ripresenta al rivale per esigere la continuazione del duello. 1° film di R. Castellani, è considerato uno degli esempi più rappresentativi di quella tendenza “evocativa-calligrafica” che negli anni ’40 cercò di contrapporsi alla sciatta e conformistica mediocrità del cinema italiano di quei fascistici anni come un corrispondente audiovisivo della prosa d’arte in letteratura. Freddo esercizio di stile, ma di buon livello. Fotografia di M. Terzano, scene di G. Medin, costumi di M. De Matteis.
Gli inquilini dello stabile sito al n. 29 di Rue des Oursins a Parigi si affrontano e si confrontano – sotto la guida del loro esperto e snervato amministratore (Yordanoff) – durante l’assemblea annuale. Al suo 2° film, già sceneggiatore di Ridicule (1995), R. Waterhouse non nasconde il suo debito con la commedia italiana ( Condominio , 1991), ma lo risolve in modo personale con una cronologia narrativa discontinua, il calibrato disegno dei 15 personaggi principali (quasi tutti contraddistinti dallo iato tra quel che sono e quel che pretendono di essere), la sapiente mescolanza di tenerezza e ironia, l’affiatato gioco di squadra degli interpreti tra cui fa piacere rivedere una vivace I. Jacob. Pur senza scivolare nella demagogia, non manca una sottile vena di critica sociale antiborghese su cui mette l’accento il semidrammatico finale.
Durante la 2ª guerra mondiale Michele Rende, contadino calabrese e agitatore politico per l’occupazione dei latifondi, ingiustamente accusato di omicidio si dà alla macchia. Ma gli ammazzano la fidanzata. Tratto da un romanzo (1951) di Giuseppe Berto, il film ha ambizioni epiche, realizzate in episodi di grande respiro sullo sfondo di un paesaggio suggestivo. Un po’ accademico e manierato, però.
Dieci anni dopo i drammatici eventi de Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith, Obi-Wan Kenobi veglia su Luke Skywalker sul pianeta desertico di Tatooine, dopo aver subito la sua più grande sconfitta, ovvero la rovina del suo migliore amico e apprendista Jedi Anakin Skywalker che è diventato il malvagio e corrotto Signore Oscuro dei SithDarth Vader. Kenobi è chiamato in missione per salvare la piccola Leia, la figlia di Anakin, che è stata rapita dall’Impero Galattico in un complotto per tirare fuori il Jedi dal suo nascondiglio. Tutto ciò porterà ad un confronto col suo vecchio apprendista che è ora a capo degli Inquisitori, il cui compito è di distruggere gli ultimi frammenti dell’Ordine Jedi.
Nella Scozia dell’anno Mille Macbeth prende il posto del sovrano legittimo dopo averlo assassinato. Deve uccidere i testimoni del delitto e poi figli e amici di quanti ha ucciso prima. Con l’aiuto di Kenneth Tynan, Polanski ha avuto due belle intuizioni nella trasposizione di Shakespeare: fare di Macbeth e sua moglie una coppia di giovani mediocri, quasi piccoloborghesi; capire che i re di Scozia erano dei bútteri e vivevano in rustici casolari. C’è la violenza, anche in eccesso, ma non la nera poesia della disperazione del testo. E i due giovani interpreti non sono all’altezza. Fa macchia il McDuff di Bayley. Il dramma fu portato sullo schermo 9 volte all’epoca del muto e 9 volte (comprese le edizioni televisive) nel sonoro.
Giovane coppia con tre bambini assume come baby-sitter scapolo elegante, colto e un po’ snob che mette a frutto l’esperienza per scrivere un romanzo e ingelosire il marito. È il 1° e il più divertente dei 3 film con Mr. Belvedere, creato dal romanziere Gwen Davenport. Webb ebbe una meritata nomination all’Oscar come attore non protagonista. Bella squadra di caratteristi tra cui Haydn. Seguito da Il signor Belvedere va in collegio.
Un film di Fritz Lang. Con Dean Jagger, Virginia Gilmore, Robert Scott Titolo originale Western Union. Avventura, durata 94 min. – USA 1941. MYMONETRO Fred il ribelle valutazione media: 3,00 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Film del periodo americano di Lang, successivo alla fuga dall’Europa dopo l’avvento di Hitler. Il direttore dei lavori di allestimento di una nuova linea telegrafica assume come collaboratore un bandito, Fred, sapendo bene chi lui sia
Un giovane corridore automobilistico, troppo povero per poter acquistare una buona vettura, d’accordo col suo meccanico organizza, per procurarsi il denaro, un sequestro di persona. L’impresa riesce. I due, inseguiti dalla polizia, dopo aver fatto un’ecatombe di macchine, finiscono però tragicamente la loro corsa contro il locomotore di un treno.
Dal romanzo di Isa Mari Via delle Mantellate . Galleria di donne in un carcere romano: Egle, prostituta incallita; Lina, servetta spaurita accusata ingiustamente di complicità in un furto; una ragazzina già pentita e innamorata di un ragazzo che vede dalla finestra. Egle insegna come farsi furba a Lina che impara anche troppo bene. Sceneggiato con Suso Cecchi D’Amico, è più un film d’attori (anzi di attrici) che d’autore, ma contraddistinto, come quasi sempre in Castellani, da un sapiente ritmo narrativo: una macchina che funziona come un orologio, nonostante l’intelaiatura.
Nessuno può sapere che la loro nonna è morta. Per evitare di essere presi in custodia dalle autorità, la diciassettenne Raya e il suo fratellino minore devono seppellire l’anziana donna con cui sono cresciuti. Con nessun altro a prendersi cura di loro, Raya deve organizzare la sopravvivenza quotidiana per sé e per suo fratello. La ragazza ha riposto tutte le sue speranze nella loro madre, che è migrata in Inghilterra. Il film descrive la difficile situazione di coloro che sono rimasti in un paese che molte persone hanno già abbandonato. Si tratta del ritratto di una giovane donna intraprendente e determinata che si rifiuta di abbandonare i suoi sogni nonostante le difficoltà della vita.
Una gioia per gli occhi, ma il resto? Due le intenzioni di Castellani: fare della trasposizione uno spettacolo il meno aulico possibile e rendere “italiani” personaggi, usi, costumi, ambiente, ancorandoli alla tradizione pittorica del Quattrocento (Uccello, Carpaccio, Pisanello, Botticelli, Ghirlandaio…), scegliendo gli esterni tra Venezia, Siena, Verona, Montagnana, Sommacampagna, Castelvecchio. Splendida fotografia di R. Krasker. Protagonisti giovani, ma poco scattanti: meglio i personaggi di contorno. Di grande dignità figurativa, ma un po’ algido. Né Shakespeare né Luigi Da Porto, come il regista avrebbe voluto. C’è anche Elio Vittorini come principe Bartolomeo. Sopravvalutato al suo tempo (Leone d’oro a Venezia nell’anno di Senso , L’intendente Sanshô , La strada , Fronte del porto ) e sottovalutato dopo.
La storia dei celeberrimi innamorati di Verona. Fanno parte di due famiglie divise da rivalità e odio. Si innamorano ma non riescono a essere liberi. E letteralmente muoiono d’amore. Forse il loro sacrificio servirà a portare finalmente la pace. Una delle rappresentazioni classiche di maggior qualità spettacolare mai realizzate. Ma non solo spettacolare, anche artistica. Stranamente questo film non ha mai sedotto la critica. Forse era giudicato troppo fastoso. È senz’altro vero che il cinema entra con grande prepotenza nel teatro, ma è un preciso diritto del cinema. Il lavoro è squisitamente o disperatamente Metro-Goldwyn- Mayer, con tutte quelle caratteristiche: sfarzo di tutto, grande ricerca storica, budget cospicuo. Vennero assunti i massimi esperti di Shakespeare, di costumi e musica dell’epoca, in omaggio alla cultura inglese (un amore-odio che è precisa tendenza degli americani, che diventa solo amore quando si tratta di Hollywood). Il regista Cukor era noto per le sue attitudini allo stile, all’eleganza e alla cultura. Volle che Romeo fosse uno dei più grandi attori di teatro dell’epoca, Leslie Howard, che aveva quarantatré anni ed è forse il più vecchio Romeo della storia del teatro. Giulietta venne affidata a Norma Shearer, allora trentaquattrenne e dunque a sua volta inadeguata: era la moglie di Irwing Thalberg, boss della Metro. A Howard la produzione contrappose il più grande attore americano di ogni epoca, John Barrymore, che, bizzarro e alcolizzato, creò enormi problemi, ma che accende la sequenza ogni volta che appare. Nella parte di Mercuzio, Barrymore esegue un vero esercizio di virtuosismo, specie nel lungo monologo iniziale. Nell’ottica classica il film presta sicuramente il fianco a molte critiche per le visibili contaminazioni, ma se si accetta la collaborazione tra teatro e cinema, il risultato è straordinario. E finirei con un’altra menzione, che non viene mai fatta: i doppiatori. Spesso le nostre voci hanno migliorato il prodotto, in questo caso certamente non lo hanno peggiorato. Ricordiamo le tre principali: Ruffini (Barrymore), Panicali (Howard) e Pagnani (Shearer).