Regia di Abbas Kiarostami. Un film con Rin TakanashiTadashi OkunoRyo KaseDenden. Titolo originale: Like Someone in Love. Genere Drammatico – IranFranciaGiappone2012durata 109 minuti. Uscita cinema mercoledì 24 aprile 2013 distribuito da Lucky Red. – MYmonetro 2,79 su 23 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Akiko è una studentessa con un fidanzato geloso e il vizio della prostituzione. Salita su un taxi dopo un’animata discussione col suo disinvolto pappone, accetta suo malgrado di concedersi a un vecchio professore in pensione impegnato nelle traduzioni. Raggiunta la casa dell’uomo, piena di libri e cultura, Akiko scambia poche battute e rifiuta una zuppa prima di addormentarsi nuda nel suo letto. La mattina seguente si ritrovano in auto, accompagnandosi e raccontandosi lungo le strade di Tokio. La loro relazione prenderà da quel momento una direzione inaspettata, innamorando il professore ed esasperando un fidanzato respinto ma deciso a sposarla.
Se ieri il cinema di Abbas Kiarostami riusciva ad aprire le maglie della chiusura imposta dagli ayatollah, aggirandola privilegiando figure e tematiche infantili prima e facendosi più audace dopo, oggi lo stesso autore è costretto “all’esilio” per muoversi con indipendenza e contro i tabù islamici e la censura di governo. Lontano dalla sua terra e dalla sua cultura Abbas Kiarostami gira così ‘copie conformi’ al cinema che produceva in patria. Se la Toscana ‘ospitava’ l’incongruente storia d’amore tra un saggista inglese e un’antiquaria francese, è Tokio ad ‘alloggiare’ il sentimento senile di un professore sulle note di “Like someone in love’ di Sinatra. È come qualcuno innamorato’ il vecchio protagonista si prenderà cura di una fanciulla confusa sulla vita e sul domani, intraprendendo con lei un viaggio iniziatico attraverso la città.


Nonostante le migliori intenzioni, Qualcuno da amare sembra girare a vuoto, come il taxi su cui salirà la passiva protagonista, lasciando nello spettatore il rimpianto dell’originale contro le copie prodotte ‘in cattività’. Anche questa volta il suo cinema ripiega in un angolo (un taxi, un appartamento, un’altra automobile) e in set ristretti che dilatano la capacità di ritrovarsi nel mondo, trasformando la parzialità del punto di osservazione in complessità di rapporti, conflitti e relazioni. Nondimeno di Qualcuno da amare resta poco negli occhi e della profondità dello sguardo recidivo dell’autore iraniano. Sguardo che ritorna sempre sugli stessi luoghi (l’appartamento, la stazione, la libreria), sulle stesse parole, affaticando quello dello spettatore senza trovare più una traiettoria. Diversamente dal ‘periodo iraniano’, i suoi film esagerano la maniera e difettano il guardare acuto e limpido sul reale.
In Qualcuno da amare tutto resta in fieri e il percorso dei due protagonisti, che si srotola su frammenti di strade, conversazioni, registrazioni telefoniche, non infila un senso e il senso.

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