Nel corso della seconda guerra mondiale, i partigiani norvegesi rendono inservibile uno stabilimento di acqua pesante, che serve alla fabbricazione della bomba atomica, sfruttato dai tedeschi. Questi lo rimettono in funzione in breve tempo; gli avversari, dopo un inutile bombardamento aereo, attendono che il materiale sia caricato su un natante diretto in Germania e ne provocano l’affondamento.
Attenti a quei due (The Persuaders!) è il titolo di una serie televisivabritannica ideata e prodotta nel 1970–1971 da Robert S. Baker[1]e trasmessa nel 1971–1972 in una sola stagione di 24 episodi dalla rete televisiva ITV (negli Stati Uniti fu invece distribuita, all’incirca nello stesso periodo, dal network ABC). La serie gioca sulla forte diversità dei due personaggi, rivali e amici impegnati in scanzonate avventure ambientate attraverso l’Europa, tra belle donne, automobili di lusso e fine humour inglese. Il titolo originale era The Friendly Persuaders, ma il “Friendly” venne eliminato prima che la serie raggiungesse la televisione. La serie si caratterizzò ai tempi per il budget altissimo, 100.000 sterline del tempo. I ruoli dei due protagonisti furono affidati a due stardel calibro di Tony Curtis (la cui carriera cinematografica era in declino dopo i fasti degli anni cinquanta), nel ruolo del milionario statunitense Daniel Wilde e di Roger Moore (reduce da un decennale successo come Simon Templar nella serie Il Santo – The Saint), qui nei panni del pari ingleseLord Brett Sinclair.
Frank Harmon, agente immobiliare divorziato di mezza età, concede un passaggio in auto a una hippy 17enne, Edith Alicia Breezeman (Breezy) e la conduce a casa sua. Quella che all’inizio sembra essere un’ospitalità di breve durata diventa invece di giorni. La ragazzina si installa nella villa in cui il burbero Frank vive da solo, sulle colline di Hollywood. A un certo punto Breezy dichiara a Frank di essere innamorata di lui.
Jason Bourne è un ex agente segreto della CIA, affetto da amnesia in seguito alle ferite riportate nel corso dell’ultima missione, conclusa senza essere stata portata a termine. Svegliatosi a bordo di un peschereccio che l’aveva recuperato al largo privo di sensi, da quel momento Bourne va in giro per il mondo a caccia della sua identità. Inaspettatamente, Bourne si scopre dotato di alcune sorprendenti capacità: esperto di arti marziali e nell’uso delle armi da fuoco, parla fluentemente diverse lingue, ha un innato senso dell’orientamento e capacità di guida dei più svariati tipi di veicoli; tutte abilità che si riveleranno utili nello sfuggire a coloro che vorrebbero metterlo a tacere per sempre. Nella sua ricerca della verità è inizialmente aiutato da Marie, sconosciuta ragazza in cui si è imbattuto casualmente, nonché in seguito da persone interne all’intelligence e contrarie alla piega presa dagli eventi, quali la dirigente Pam Landy e la giovane analista Nicky Parsons.
In seguito le stesse abilità fisiche e intellettuali, addirittura potenziate grazie all’uso di farmaci e tecniche di controllo mentale, vengono riscontrate anche in Aaron Cross, un nuovo agente dormiente di colpo costretto a fuggire, dopo che i servizi segreti statunitensi decidono per la chiusura di questo programma e l’eliminazione degli agenti coinvolti.
Una coppia di americani, Jessie e Roy, aderenti a una Chiesa protestante che si occupa di aiuto ai bambini in Cina, decide di utilizzare per il ritorno la linea ferroviaria transiberiana. I due hanno come compagni di viaggio in cabina lo spagnolo Carlos e la sua compagna Abby i quali dichiarano di pagarsi i viaggi lavorando come insegnanti di lingue e poi di arrotondare con la vendita di oggetti di artigianato esportati illegalmente: In questo viaggio hanno con sé numerose matrioske russe. A una fermata Roy scompare e Jessie finisce con il trovarsi da sola con Carlos per il quale prova attrazione. Sarà lei a baciarlo per prima per poi sfuggire al suo tentativo di rapporto sessuale colpendolo con una trave di legno… L’incubo è solo cominciato. Un thriller ferroviario/turistico (anche se dopo averlo visto non verrà a molti il desiderio di percorrere la Transiberiana) ben riuscito questo film di Brad Anderson noto da noi per l’ossessivo L’uomo senza sonno. La tensione cresce progressivamente e i colpi di scena, tutti logicamente giustificabili, non mancano. Il mistero degli spazi attraversati dal treno nonché l’enigmaticità di una Russia in cui, come afferma il luciferino personaggio interpretato da Ben Kingsley, “Quando c’era il comunismo gran parte della popolazione viveva nell’ombra mentre oggi muore alla luce del sole” aggiungono fascino alla storia. Il treno poi, sin dalle origini del cinema (La grande rapina al treno, 1903) è un mezzo di trasporto del tutto congeniale alla costruzione di atmosfere di tensione. Se poi ci si aggiunge la menzogna grazie alla quale, come ricorda un adagio russo, si può andare avanti nella vita ma poi non si può tornare indietro, il gioco è fatto. Anderson sa condurlo magistralmente grazie anche al faccino innocente di Emily Mortimer. Se qualcuno faticasse a ricordare dove può averla vista di recente, prima di cercare nelle biografie pensi a Woody (non Harrelson ma Allen).
1908: nel West sei uomini e una donna partecipano a una massacrante corsa a cavallo lunga ottocento miglia. Gli ultimi tre rimasti, con la donna in testa, avranno bisogno di molta iniziativa. Anche se la struttura della storia lo induce a una sorta di ripetizione e a un po’ di monotonia, R. Brooks riesce a imporre le sue qualità di robusto e generoso narratore, in una intelligente metafora della vita.
Teleromanzo su uno dei poliziotti più famosi del mondo, il sergente di polizia americano Joe Petrosino, che alla fine del secolo scorso dichiarò una guerra senza quartiere alla Mano Nera, il primo stanziamento della mafia siciliana in USA. Petrosino cerca le radici della malapianta fino in Sicilia. Bel successo personale di Adolfo Celi, che recitò con i capelli neri (cosa che non gli accadeva da un ventennio).
Dai romanzi di Loriano Machiavelli. Antonio Sarti è un poliziotto bolognese venuto dalla gavetta, che risolve una serie di casi basandosi soprattutto sull’intuito e la conoscenza degli uomini. Gli è compagno é riluttante alleato nelle sue imprese un pregiudicato privo di un braccio.
Arizona 1874. Un ex bandito redento è costretto dallo zio a unirsi a una banda di malviventi. Anche i suoi occasionali compagni di viaggio, una cantante da saloon e un baro, vengono coinvolti in una rapina in banca. Elimina i banditi, ma paga cara la sua vittoria. Sceneggiato da R. Rose (La parola ai giurati) su un romanzo di Will C. Brown, è un western un po’ troppo parlato, ma diretto con energia dall’ottimo Mann che si giova della splendida fotografia di E. Haller. Un Cooper rugoso che sta sempre bene in sella.
Superman, mandato sulla Terra ancora in fasce dal pianeta Krypton, viene allevato da una coppia di contadini. Divenuto adulto, si fa assumere a New York come giornalista, sempre attento a non rivelare le doti eccezionali di cui è dotato. Nelle vesti di Superman, vola ovunque ci sia bisogno di ristabilire la giustizia. I suoi più terribili nemici tentano di distruggere la Terra con ordigni nucleari, ma il nostro lo impedisce.
Sono passati più di trent’anni da quando Top Gun uscì al cinema segnando un grande successo di botteghino e lanciando Tom Cruise nell’Olimpo hollywoodiano. Ora il pilota Pete “Maverick” Mitchell è pronto a tornare per scontrarsi con le sfide del futuro. Abbandonata la lotta alla concorrenza russa da Guerra Fredda, Maverick dovrà infatti vedersela con l’avvento dei droni e da ricorrenti ritorni dal passato. Vecchi e nuovi protagonisti saranno impegnati con quello che viene chiamato “dogfight”, ovvero il combattimento tra caccia, con il protagonista che pilota un F/A-18 Super Hornet.
Proveniente da un mondo remotissimo nello spazio e sconosciuto, una “goccia” gelatinosa assimila gli umani e diventa sempre più grande. È un film di fantascienza degli anni ’50, con le ingenuità e i trucchi maldestri dell’epoca, divenuto famoso in Italia alla fine degli anni ’80 grazie a una trasmissione TV di RAI3, curata da Enrico Ghezzi, Marco Giusti e C. Per la 1ª volta protagonista McQueen (ancora Steven). La canzone del titolo è di Burt Bacharach. Un seguito (Beware! The Blob, 1971) e un remake 30 anni dopo.
Fondatore del Jeet Kune Do, Bruce Lee è considerato tra i più influenti artisti marziali di tutti i tempi, nonché l’attore più ricordato per la presentazione delle arti marziali cinesi al mondo. I suoi film, prodotti a Hong Kong e a Hollywood, elevarono a un nuovo livello di popolarità e gradimento le pellicole di arti marziali e l’interesse per questo tipo di discipline in Occidente. La direzione e il tono delle sue opere influenzarono profondamente i film di arti marziali di Hong Kong che, fino ad allora, avevano mostrato più un senso teatrale che realistico delle scene.
Attingendo all’ultima pellicola di Bruce Lee, rimasta inaccessibile per 28 anni, John Little crea una straordinaria panoramica sulla sua vita, in parte documentario (contenente scene inedite girate dallo stesso Lee) e in parte esperienza cinematografica (grazie alle scene tratte dall’inedito).
Billy Lo, esperto di arti marziali, è un’affermata action-star di Hong Kong all’apice della carriera. Quando il giovane attore rifiuterà l’offerta di una potente organizzazione che vorrebbe ‘curare i suoi interessi’, la sua vita diventerà un inferno: dopo inutili minacce e intimidazioni, sarà vittima di un grave attentato. Inscenerà così la propria morte per potersi poi vendicare, ed in un sanguinoso finale scalerà la ‘torre’ dell’organizzazione affrontando nemici sempre più pericolosi. A cinque anni da I Tre dell’Operazione Drago, nonchè dalla morte di Bruce Lee, la Golden Harvest decide di montare un’impalcatura improbabile sopra venti minuti scarsi di materiale inedito girato da Lee anni prima. Peccato che per arrivare a vedere gli epici combattimenti contro Danny Inosanto e Kareem Abdul-Jabbar, ideale trasposizione filosofico-marziale della dottrina dell’adattamento tanto predicata da Bruce Lee, ci si debba sorbire più di un’ora di pena assoluta. Le scene aggiunte sono infatti improponibili sotto ogni punto di vista. I due ‘imitatori’ ingaggiati per sostituire il vero protagonista danno all’intera pellicola il tono di una mascherata, portando costantemente giganteschi occhiali scuri e tentando goffamente di riproporre le singolari movenze di Lee, con esito ridicolo. Tutti i primi piani sono saccheggiati da precedenti film e, come se non bastasse, per il funerale sono state usate alcune immagini del vero funerale di Bruce Lee, feretro compreso, in un orripilante quanto ‘calcolato’ tentativo di omaggio. Sforzandosi di ignorare simili bassezze, rimane un agglomerato di sequenze buone solo per fare metraggio. Oggi i gloriosi combattimenti del finale si possono reperire sul documentario Bruce Lee – La Leggenda (2000), quindi nessuna pietà per questo scempio.
L’incompetente ispettore della polizia francese Clouseau si mette sulle piste di un famoso ladro di gioielli, chiamato “Il fantasma”, che è a caccia del favoloso diamante “Pantera rosa”. Molto divertente e brioso, una specie di pochade dei nostri tempi, elegante e spiritosa, con il famoso motivo musicale di Henry Mancini. “Situato al crocevia di due tradizioni tanto differenti come lo slapstick e la sophisticated comedy… non ne rappresenta un innocuo mélange o una semplice addizione. È un confronto polemico di generi quello che percorre il film… una collisione nel corso della quale il portatore vitale dello slapstick (Clouseau), irrompendo disastrosamente nella scenografia di una commedia sofisticata, ne procura l’affondamento” (R. Vaccino). Seguito da Uno sparo nel buio.
Quattro rapinatori hanno ucciso un uomo, ma il fratello della vittima si mette sulle loro tracce per compiere vendetta. Sfruttando le debolezze e le manie di ognuno dei quattro, il giovane li uccide tutti, uno alla volta.
I due figli di uno sceriffo, trascurati dal padre, si fanno coinvolgere, per ripicca, in una rapina. Lo sceriffo smaschera i veri colpevoli e li insegue, mentre i ragazzi si recano all’appuntamento fissato coi fuorilegge per consegnare la refurtiva. Giunti sul posto, stanno per essere ammazzati dai banditi, ma sono salvati dal padre.
La bella scrittrice di romanzi rosa Joan Wilder (Turner) si trova coinvolta con l’avventuriero Jack Colton (Douglas) nella caccia ad una mitica e preziosissima pietra verde tra i mille pericoli della giungla colombiana. Tra spietati e grotteschi militari sudamericani, gangster pasticcioni e famelici coccodrilli, i due troveranno lo smeraldo e l’amore. Film di buon intrattenimento, dove l’avventura e l’azione sono in perfetto equilibrio con l’ironia delle situazioni e la simpatia dei personaggi (che incontreremo di nuovo nel sequel Il gioiello del Nilo).
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