Dal 1861, anno in cui si costituisce la confederazione degli Stati del Sud ed esplode la Guerra Civile, si creano gruppi di guerriglieri confederati chiamati Bushwhackers, i quali agiscono all’interno del territorio occupato dai Nordisti. Ang Lee segue le vicende di uno di questi nuclei che semina morte e distruzione, ma che progressivamente prende coscienza dell’assurdità di una guerra contro la storia.
Un film di John Farrow. Con Anthony Quinn, Robert Taylor, Ava Gardner Titolo originale Ride, Vaquero. Western, durata 90 min. – USA 1953. MYMONETRO Cavalca, vaquero! valutazione media: 2,50 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Il fratellastro di un bandito non ha proprio il temperamento di un assassino: preferisce lavorare in una fattoria anche perché la padrona è una bellissima donna (Ava Gardner). I due si innamorano ma sono onesti e poi il marito è una così brava persona. Quando il fratello cattivo sta per uccidere il marito, il fratello buono interviene e lo salva. Però Abele e Caino si uccidono a vicenda.
Dopo un periodo di silenzio, in cui ha lavorato per il cinema francese, Giuliana De Sio è tornata a recitare in un film italiano. Da questa pausa comunque ha tratto giovamento, perché la donna di Cattiva è forse la sua più bella interpretazione. Per quanto riguarda il film, prende le mosse dalla giovinezza di Carl Gustav Jung, famoso psichiatra secondo, e per alcuni primo, solo a Freud. Si descrive, di quel periodo, il caso di una paziente scioccata dalla morte della figlia e la sua guarigione. Poco cinematografico e molto televisivo, vede la buona recitazione di Erland Josephson e quella mediocre di Julian Sands.
Danny, figlio di una pittrice anticonformista, viene inserito contro la volontà della madre nel collegio diretto dal pastore Hewitt. Il pastore conosce la madre di Danny e se ne innamora, ma essendo sposato e avvertendo i primi rimorsi, abbandona la relazione, lascia il collegio e comincia una nuova vita. Intanto Danny torna a casa e la madre si avvia ad una trasformazione.
Lemuel Gulliver ha avuto un incidente d’auto ed è costretto a continuare il suo viaggio attraverso la campagna sconosciuta a piedi. Sulla strada trova un coniglio morto, vestito come un uomo… Assurdo, surreale, affascinante, stravagante. Jonathan Swift che si fonde con Kafka. Attraverso un viaggio imprevedibile Juracek irride il potere del controllo totalitario. Satira che costò carissima al regista. Il film fu sequestrato fino alla caduta del comunismo. E al regista fu proibito fare cinema a vita. Un film da scoprire, un cineasta da non dimenticare.
Don Agostino scommette con gli amici che riuscirà a trascorrere una notte con la virtuosa moglie di Don Ferdinando, Maria Grazia. Effettivamente, approfittando dell’assenza di quest’ultimo, riesce a introdursi in casa di Maria Grazia, pregandola di nasconderlo dai carabinieri. Torna però Don Ferdinando.
Ritroviamo il terzetto che dava il titolo al precedente Io, Chiara e lo Scuro, del quale Casablanca Casablanca rappresenta il seguito. La scena si sposta appunto in Marocco, dove la sassofonista Chiara (De Sio) è in tournée e dove lo Scuro si trova a partecipare al campionato mondiale di biliardo. Francesco (Nuti) li raggiunge: litiga con Chiara, ormai lanciata nel firmamento musicale, e vince il campionato grazie all’aiuto dello Scuro. Protagonista, regista e sceneggiatore, Francesco Nuti confeziona una commedia gradevole e godibilissima, tutto sommato superiore a tanti scadenti prodotti italiani dello stesso periodo.
Come Giovanni Ricordi (1785-1855) di Milano fondò, durante il periodo napoleonico, la casa di edizioni musicali. La storia è un po’ violentata. P. Stoppa è notevole, buona la scelta degli inserti musicali. Quando lavora sull’Ottocento C. Gallone ha la mano felice. Rifatto per la TV con lo stesso titolo nel 1995.
Lorenzo Caruso, vedovo da tredici anni, ha una figlia, Giulia, che ha allevato da solo sin dalla più tenera età. Caruso è uno psicologo, ha avuto una compagna, Olga, per tre anni e ora la vorrebbe lasciare, ma lei continua a interferire con la sua vita. Un giorno i carabinieri lo chiamano: Giulia fa parte di una baby gang. Caruso comincia a pedinarla e a immaginarsi le cose peggiori su di lei, anche perché le ha trovato nello zaino dei preservativi. Il dialogo tra i due langue, fino a che fa la comparsa sulla scena una pistola. Il problema di Nuti è che non ha assolutamente idea di come sviluppare il tema centrale del film, quello dal rapporto tra padri e figli.
Durante la guerra civile, dalle miniere del Nord viene inviato al Sud, di contrabbando, oro. Una ragazza del servizio segreto viene incaricata di incrementare gli invii. Durante la sua missione rocambolesca e ricca di intrighi, conosce un capitano del controspionaggio avversario.
Dopo le rivolte studentesche del ’68, Michele è esiliato a Londra, ma si mantiene in contatto epistolare con la madre e le sorelle. Un giorno arriva la notizia che Michele è morto. Tratto dal romanzo (1973) di Natalia Ginzburg, sceneggiato da S. Cecchi D’Amico e Tonino Guerra e diretto da un Monicelli maturo e impegnato, è un buon film, insolito e intelligente.
Rocco, il figlio di un boss della malavita di New Orleans, rimane ucciso in un incidente stradale causato da Adam, figlio del giudice Michael Desiato. Quando questi scopre l’accaduto e l’identità della vittima, decide di aiutare il figlio nel tentativo di sottrarlo alla vendetta mafiosa, innescando un serie di vicende sempre più complesse.
In un misurato appartamento di Brooklyn due coppie provano a risolvere uno smisurato accidente. Zachary e Ethan, i loro figli adolescenti, si sono confrontati incivilmente nel parco. Due incisivi rotti dopo, i rispettivi genitori si incontrano per appianare i conflitti adolescenziali e riconciliarne gli animi. Ricevuti con le migliori intenzioni dai coniugi Longstreet, genitori della parte lesa, i Cowan, legale col vizio del BlackBerry lui, broker finanziario debole di stomaco lei, corrispondono proponimenti e gentilezza. Almeno fino a quando la nausea della signora Cowan non viene rigettata sui preziosi libri d’arte della signora Longstreet, scrittrice di un solo libro, attivista politica di troppe cause e consorte imbarazzata di un grossista di maniglie e sciacquoni. L’imprevisto ‘dare di stomaco’ sbriglia le rispettive nature, sospendendo maschere e buone maniere, innescando un’esilarante carneficina dialettica.
Arthaus presenta un sensazionale documento filmato dell’eredità musicale di Carlos Kleiber: la meravigliosa messa in scena di Carmen del regista Franco Zeffirelli in una registrazione dal vivo dell’Opera di Stato di Vienna nel 1978. Il meticoloso direttore ha diretto solo un repertorio altamente selezionato e tra i suoi pochissimi le registrazioni audio e video sono solo sette opere complete.
La messa in scena di Zefirelli è l’unica prima che Kleiber abbia mai diretto. Nel dicembre 1978, il magistrale Franco Zefirelli ha creato un immaginario colorato e suggestivo mentre il genio musicale di Kleiber ha tratto dalla musica una vitalità ritmica e una passione sottile che non ha mai perso la sua trasparenza e leggerezza.
Carlos Kleiber ha diretto un cast straordinario. Plácido Domingo, ancora il giovane tenore lirico, interpretava il ruolo di Don Jose, ed Elena Obraztsova ha regalato una meravigliosa Carmen naturale, ben lontana dal solito cliché erotico da diavolessa. Il cast è stato completato dalla giovane Isobel Buchanan che ha partecipato a questa produzione con breve preavviso e includeva Yuri Mazurok che sarebbe poi diventato un baritono verdiano di alto rango. Il pubblico viennese nel teatro dell’opera ha salutato lo spettacolo come un trionfo. Gli applausi, secondo la Süddeutsche Zeitung, minacciavano di durare quanto un’opera a figura intera, e nacque la leggenda della Carmen di Vienna di Carlos Kleiber.
Sono passati quasi 35 anni da allora, e l’Opera di Stato di Vienna ha visto molte rappresentazioni della produzione Zeffirelli di Carmen, con cantanti che non erano certo meno eminenti del primo cast, ma nessuno di loro ha raggiunto lo status di culto di cui gode la prima notte nei ricordi degli amanti della lirica. La ragione risiede sicuramente nel direttore d’orchestra Carlos Kleiber, che ha diretto quella prima e l’ha impressa con la sua personalità.
Carmela è stata promessa in moglie dal padre, guappo napoletano, ad un ricco conte, ma la ragazza ogni notte ha delle crisi di sonnambulismo e va a trovare un giovane malvisto da suo padre, Totò. Un dottore intelligente capisce che Carmela è segretamente innamorata di Totò, ma riesce a superare il blocco psicologico creato dalla proibizione paterna e a manifestare il suo amore solamente nel sonno. Con l’aiuto del professionista il padre manda a monte il progettato matrimonio con il conte. Totò e Carmela potranno finalmente amarsi alla luce del sole.
La giovane e bellissima Carlita è la principale indiziata di un omicidio che non ha mai commesso, quando decide che è ora di cambiare identità e fuggire il più lontano possibile, così da ricominciare tutto daccapo. Ma per farlo (e realizzare così il sogno di una carriera come ballerina), dovrà chiudere una volta per tutte i conti col passato.
Con partenza da Firenze il 26 agosto 1944, dopo l’arrivo degli Alleati, un anziano ex pugile mette insieme un quartetto di giovanotti affamati allo sbando, portandoli a tirar pugni nelle sagre di paese. Film corale picaresco di svelta protervia e apparente futilità in una miscela di disincanto e buffoneria, pathos e ironia, crudeltà e tenerezze di contrabbando. Soggetto di Rodolfo Angelico, sceneggiato da L. Benvenuti, P. De Bernardi, S. Cecchi D’Amico, M. Monicelli.
È il film più cupo e pessimista (o nichilista?) realizzato in Russia dopo il crollo dell’impero sovietico ed esportato in Occidente (a Venezia 2007 nelle Giornate degli Autori). Alcune citazioni della stampa russa: esempio dell’estetica fascista; film geniale, terribile come la morte; film non per chi comprende ma per chi ricorda; terribile rétro. 1984 a Leninsk, mentre gli aerei sovietici da carico riportano in patria le salme dei soldati morti in Afghanistan, la polizia indaga su un omicidio e sulla scomparsa di una ragazza violentata. Le indagini sui due crimini sono affidate al capo della polizia Zurov che li ha commessi. Eventi realmente accaduti, registrati dal regista/sceneggiatore che nel 1984 aveva 25 anni. Nella colonna brani musicali di gruppi rock che allora cominciavano ad affermarsi.
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