Un giornalista di Chicago aiuta una donna a dimostrare che suo figlio, condannato per l’omicidio di un poliziotto, è innocente. Basato su una storia vera, questo thriller è un buon esempio di quel realismo semidocumentaristico che si diffuse a Hollywood nel primo dopoguerra. Oltre all’asciutta ed efficace regia di H. Hathaway, le sue carte vincenti sono la fotografia di Joe McDonald e l’interpretazione di J. Stewart. Notevole anche K. Orzazewski nella parte di Tillie.
Un film di Michael Apted. Con John Belushi, Blair Brown Titolo originale Continental Divide. Commedia, durata 103 min. – USA 1981. MYMONETRO Chiamami aquila valutazione media: 2,64 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari
Un reporter piantagrane, per punizione, viene mandato dal direttore del suo giornale in servizio sulle Montagne Rocciose, a intervistare un’ornitologa che vive in solitudine studiando una rara specie di aquile. L’irruente giornalista scompiglierà la quiete degli alti picchi e il cuore della studiosa. Seguiranno matrimonio e tanti aquilotti. Belushi, al suo massimo splendore, si muove come un bulldozer su un copione intriso di aggraziata ironia, merito della penna di Lawrence Kasdan, più tardi regista de Il grande freddo
Due bambine, a distanza di quattro anni l’una dall’altra, vengono uccise nel medesimo luogo. Il padre dell’ultima vittima riesce a scoprire l’assassino dopo che molti degli indiziati sono periti di morte violenta.
Anni ’80. Settimana dopo settimana la polizia rinviene i corpi di decine di ragazzi neri dei quartieri popolari. Dopo una grande caccia all’uomo l’assassino viene identificato e dopo il processo condannato all’ergastolo. Il caso è ormai considerato chiuso ma quattro anni dopo due giornalisti scoprono che le prove usate contro il presunto colpevole nascondono errori ed omissioni. I due cercano di far luce sul caso per scoprire che cosa si nasconda dietro i crimini di Atlanta.
Bob Saginowski è un barman di Brooklyn impiegato nel pub del cugino Marv, ex proprietario e adesso galoppino di un criminale ceceno, che impiega il ‘suo’ locale come copertura e deposito di denaro sporco. Ma Bob Saginowski non è soltanto un barman, da qualche parte dentro di lui cova un passato oscuro e dissimulato. Solitario e silente, Bob incontra nella stessa notte un cucciolo di pitbull e Nadia, una giovane donna che vive sola e che è disposta ad aiutarlo col cane. Cane che molto presto sarà al centro di una disputa tra Bob e Eric Deeds, un balordo coi nervi a pezzi che rivendica i propri diritti sul cane e su Nadia, ex mai dimenticata e da cui pare ossessionato. Le cose non vanno meglio nel locale perché Marv ha deciso di fregare il suo boss e di riprendersi quello che tanto tempo prima era suo. Nonostante gli sforzi di Bob di restare fuori dai guai, le cose precipiteranno, costringendolo a rivelare la sua vera natura.
Un film di Sandor Stern. Con Terry O’Quinn, Cindy Preston, David Hewlett Titolo originale Pin. Horror, durata 92 min. – Canada 1988. MYMONETRO Chi c’è in fondo a quella scala… valutazione media: 2,25 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un orribile pupazzo anatomico, dall’ambulatorio in cui si trova, condiziona le vite di una famiglia intera. I genitori muoiono, i figli cercano disperatamente di liberarsi del demonietto.
Inizia come certi film di Rivette, un po’ noiosetto e troppo precisino, nel racconto. Ma dura solo mezz’ora: poi il film si discosta – poeticamente – dalle vicende raccontate, trova altri punti di vista. Intelligenti, leggeri (nel senso più alto del termine), divertenti. Insomma, nelle due ore successive il film decolla con una progressione centellinata ma inesorabile. Senza rinunciare (anzi) a raccontare le difficoltà dello stare insieme, fra i sessi. Con il regista che si “appropria” della capacità rohmeriana di voler bene ai propri personaggi, e dell’ironia di Resnais … È attraverso queste modalità che l’ex critico cinematografico Jacques Rivette racconta la storia dell’attrice Camille. Che sta insieme al regista teatrale Ugo, recita con lui in Come tu mi vuoi di Pirandello a Parigi, il suo compagno di vita tre anni prima. Anche Ugo è del resto “insidiato” da una bella laureanda che lo sta aiutando a trovare un’opera di Goldoni mai rappresentata … La storia si conclude come una specie di vaudeville, sul palcoscenico del teatro: ci sono tutti i personaggi della storia, ogni cosa trova una sua (convincente, perchè “recitata”) conclusione, con la canzone italiana Senza fine che sparge affetto e ironia a piene mani su storia e spettatori, a rimarcare questo gioco (di coppia, di vita) appunto senza fine …
Ruba il fidanzato alla gemella che vent’anni dopo si vendica. Ancora in doppio ruolo, B. Davis cerca di galvanizzare un dramma (già fatto nel 1946 con Dolores Del Rio) turgido, effettistico e inverosimile, ma a modo suo affascinante.
Una ragazza si innamora di un marinaio col quale ha scambiato solo poche parole. Alcuni anni dopo, disillusa dell’attesa, si decide a sposare l’uomo che il padre le ha destinato. Il marinaio, tornato dal Sudamerica…
Nella Little Italy di New York J.R. passa le sue giornate con gli amici Joey e Sally (Salvatore) detto Gagà, tutti e tre vitelloni un po’ ribaldi, americanizzati ma ancora impregnati della cultura dei loro genitori immigrati dall’Italia del Sud. 1° film lungo di M. Scorsese, girato a basso costo (40 000 dollari), parzialmente in 16 mm, influenzato da Godard e Cassavetes. Appare a ritroso come un brogliaccio di Mean Streets (1973) dove il racconto è subordinato alla descrizione dell’ambiente e dei personaggi sui temi dell’educazione sessuale, dell’etica sessuale e del maschilismo. La legna di Scorsese è ancora verde, e spesso fa fumo, ma è legna buona. 1° film di H. Keitel. Altri titoli: Bring on the Dancing Girls , I Call First , J.R. Distribuito in Italia nel 1978.
Sal e Ray sono due bambine ospiti di un orfanotrofio femminile.Il sogno più grande di Sal è quello di avere un cane tutto per sé, mentre Ray preferirebbe avere una famiglia e un luogo da chiamare “casa”. Un giorno, mentre giocano, le due piccole vedono un camion pieno di mobili: sono stati rubati da Wesley e Kosh, soprannominati “i ladri di Central Park”, i quali – dopo il furto – decidono di abbandonare un cagnolino che li aveva inseguiti e che si chiama Chesnut. Sal e Ray si prendono cura del cucciolo e, di lì a breve, avranno anche la notizia che saranno adottate: tutti i loro sogni sembrano finalmente avverarsi!
New Mexico, 1873: un Apache uccide per legittima difesa un bianco. Gli danno la caccia ma, quando gli uccidono la moglie, cambia tattica e si vendica con ferocia. Palesemente influenzato dalla violenza dei western italiani, M. Winner non ha la mano leggera nelle scene crudeli, affondando nel sangue i temi antirazzisti della storia.
Ex giocatore di baseball diventato allenatore alcolizzato ha il compito di addestrare una scalcinata squadra di strada nel torneo della Little League. Soltanto grazie al combattuto ingresso in squadra, come pitcher, di una quattordicenne più sboccata dei maschietti, i fuoricasta cominciano a vincere una partita dietro l’altra. La sceneggiatura di Bill Lancaster, figlio di Burt, è impregnata e imperniata sul tema dell'”etica vincente” che contribuì al suo grande successo di pubblico nella patria del baseball soprattutto tra gli spettatori giovani di provincia, ma il merito è anche dei duetti Matthau-O’Neal, ben guidati dalla regia. Due film mediocri a seguire.
Dopo una lite un riccone scaraventa dalla finestra il visone della moglie che cade addosso a una dattilografa. Lei se lo tiene. Cominciano le complicazioni. Scritto da Preston Sturges, è un film scintillante d’arguzia e di ritmo. Da mettere tra le più divertenti commedie hollywoodiane degli anni ’30. J. Arthur e E. Arnold una testa sopra gli altri.
Le inverosimiglianze della vicenda sono compensate da una regia brillante e bravi attori. Ricca ereditiera trova in casa un tale che si dice suo fratello, dato per morto.
Un film di McG. Con Cameron Diaz, Drew Barrymore, Lucy Liu, Bernie Mac, Demi Moore. Titolo originale Charlie’s Angels: Full Throttle. Azione, durata 111 min. – USA 2003. MYMONETRO Charlie’s Angels: più che mai valutazione media: 2,96 su 17 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
La scomparsa di due anelli getta nel panico l’FBI. I gioielli contengono informazioni criptate sull’identità delle persone incluse nel programma di protezione testimoni. I testimoni rischiano la vita e agli “angeli di Charlie” viene affidato il compito di ritrovare gli anelli scomparsi.
Nel 2028, i sopravvissuti all’ultima devastante guerra non sono più capaci di esprimersi in un linguaggio comprensibile. Uno scienziato proveniente da un altro pianeta scende sulla Terra ed incontra una donna. Fallito qualsiasi tentativo di comunicare, l’uomo scopre che può farsi intendere da lei mediante la danza. Si tratta del quarto lavoro firmato da Jean Renoir, che faceva forse parte del progetto per un film di più ampio respiro. Ad interpretarlo sono la moglie stessa del regista e Johnny Higgins, un ballerino americano che stava riscuotendo sui palcoscenici di Parigi un buon successo. Fantasia, semplicità e gestualità si integrano armoniosamente in questo interessante cortometraggio. Pochi minuti di cinema per proporre un discorso compiuto ed intelligente che vale il messaggio di pace e speranza proposto da tanti film (del passato e recenti) con maggiore dispiego di mezzi e trame più o meno cervellotiche.
Assuefatto all’uso degli stupefacenti, un ragazzo si reca da New York in Francia per farsi disintossicare. Incubi e visioni paurose sono più forti della sua volontà ed egli scappa dall’ospedale per trovare un po’ di droga. Chappaqua ha ottenuto il Leone d’Argento alla mostra di Venezia del 1966.
Una ricca americana sposa un semplice autista. Qualche tempo dopo sparisce e viene ritrovata morta, apparentemente per cause naturali. Si tratta, invece, di un delitto messo in atto dal marito e dall’amante di questi per denaro, che l’uomo godrà per poco. Da Agatha Christie.
La sciamana è un film del 1996, diretto da Andrzej Żuławski e scritto dalla scrittrice Manuela Gretkowska. Il film, presentato e acclamato[1] al Festival di Venezia 1996, è stato pesantemente criticato in patria e divenuto oggetto di scandalo, a causa del contenuto ritenuto oltraggioso verso i valori cristiani[2], estremamente violento e pornografico. Il regista è stato accusato di avere manipolato a suo piacimento l’esordiente Iwona Petry e d’averla costretta a girare le scene più spinte contro la sua volontà.
Una ragazza misteriosa e senza nome, soprannominata l’Italiana, arriva a Varsavia per iscriversi al Politecnico. Michal, docente d’antropologia, le subaffitta un appartamento e fin dal loro primo incontro, quasi posseduti da qualcosa di sovrannaturale, iniziano una rovente relazione sessuale. Il giorno dopo l’incontro con l’Italiana, Michal e alcuni collaboratori rinvengono in un cantiere vicino a Varsavia il corpo mummificato di un uomo, risalente a più di tremila anni fa; dopo attenti studi, Michal si convince che la mummia sia riconducibile a uno sciamano d’un’antica tribù e decide di dedicarsi anima e corpo alla scoperta della cause della morte. Al passare dei giorni e delle settimane, la ricerca della verità si fa sempre più ossessiva e maniacale, trovando sfogo soltanto nel rapporto con l’Italiana, in una relazione fisica sempre più violenta ed eccessiva che sconvolge la mente di Michal, al punto da fargli rompere ogni rapporto con la moglie Anna e gli amici, e rivelerà la vera natura della ragazza.
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