La storia è quella di due fuorilegge reduci da un colpo (dove hanno indossato, a bella posta, divise da ufficiali nordisti). Durante la fuga s’imbattono in una carovana, i cui componenti li scambiano per autentici militari e affidano loro il comando. Uno dei fuorilegge s’immedesima nel ruolo e porta in salvo un convoglio a Forte Alamo. L’altro invece non si ravvede: il suo compare buono dovrà ammazzarlo.
Durante un’intervista rilasciata ad un reporter, l’ormai anziano Wyatt Earp ripensa al suo passato e alla missione che lo ha reso famoso e legendario, l’inseguimento di una banda di fuorilegge per catturare l’uomo che aveva ucciso la donna di cui Earp era innamorato.
Un intero plotone di nordisti è scomparso. Un investigatore privato scopre che i soldati sono tenuti in ostaggio da un truce colonnello che vuole ottenere un congruo riscatto. Messosi in contatto con i prigionieri, l’investigatore li fa evadere e sgomina la banda del colonnello.
Un film di André De Toth. Con Robert Ryan, Tina Louise, Burl Ives Titolo originale Day of the Outlaw. Western, b/n durata 96 min. – USA 1959. MYMONETRO Notte senza legge valutazione media: 2,75 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un litigioso ranchero viene preso prigioniero da alcuni banditi che lo obbligano a guidarli sulle montagne. La discordia scoppia fra i fuorilegge che si uccideranno a vicenda. L’allevatore tornerà libero e capirà la necessità di rifiutare la violenza.
Ballerina ritrova ex collega e amica, diventata una tranquilla casalinga: ognuna delle due rimpiange quello che non ha. Ammirevole duetto (e duello) tra due primedonne, sullo sfondo dell’American Ballet. Il film ebbe 11 candidature all’Oscar senza vincerne nemmeno uno. Un record.
Uno studente di buona famiglia in un college s’innamora di una ragazza di origine italiana. Si sposano. Lui continua a studiare e a litigare con il padre. Poi lei muore, a ventiquattro anni.
Ritratto di Ghia Agladze, giovane suonatore di timpani, individualista incorreggibile, pigro, facile a promesse che non mantiene, gentile ficcanaso, compagnone e sottaniere accanito, allergico a ogni scelta che impegni l’avvenire. È, insomma, uno che gira a vuoto. Film georgiano che ha il merito di essere modellato non soltanto sul comportamento, ma sul ritmo del suo personaggio (parzialmente autobiografico), seguito dalla cinepresa nei suoi andirivieni con una disinvolta scioltezza che diventa spesso sapienza di osservazione. Edizione originale con sottotitoli.
Al tempo della vendemmia, in Georgia, due ragazzi appena usciti dall’istituto vinicolo, Otar e Nico, vanno a lavorare nella cooopertiva agricola. Lì entreranno in contatto con gli operai e avranno le prime esperienze con le donne, in particolare con Marina. Dalle vicende personali, sentimentali e professionali, scaturisce una pungente satira della burocrazia sovietica.
Cinque giovani musicisti georgiani si trasferiscono in un villaggio di campagna per mettere a punto il loro repertorio. L’incontro tra mondo cittadino e mondo contadino provoca attrazioni, attriti, litigi, pettegolezzi, amicizie e un po’ di tristezza quando i musicisti se ne vanno. Commedia rurale senza una vera trama, impregnata di una tenerezza affettuosa che va a braccetto con un umorismo aguzzo di incantevole leggerezza, paragonabile a quello di Giorno di festa di J. Tati. Con indolenza sorridente sbriciola gli stereotipi del realismo socialista. La burocrazia censoria lo tenne in magazzino perché considerato “asovietico”. Scritto dal regista con Rezo Inanišvili e Otar Mechrišvili. Musiche di Arcangelo Corelli. 4° e ultimo film in URSS di O. Iosseliani che negli anni ’80 emigrò a Parigi.
Fiore introvabile (Sapovnela) di Otar Iosseliani – URSS 1959 con Mikhail Mamulashvili
Il secondo cortometraggio di Iosseliani è un documentario sulla natura con il quale il regista georgiano sperimenta per la prima volta con il colore, il montaggio e la musica. Accompagnate da una serie di canti popolari, ci vengono mostrate le immagini di numerosi e variopinti fiori, da quelli più umili che crescono nei prati e sui pascoli in montagna, a quelli più eleganti ed elaborati che vengono coltivati nelle serre.
Operaio pendolare in una fabbrica francese di prodotti chimici, acquarellista della domenica, accanito tabagista, trascurato dalla moglie e ignorato dai figli, Vincent non ne può più del tran tran quotidiano, e ha voglia di cercare lontano la felicità che sogna. Arriva fino a Venezia e in Egitto, ma poi torna: i lunedì lo aspettano. È il 7° film francese di Iosseliani, e il più georgiano forse, sicuramente quello più vicino all’umorismo di Tati. Malizioso, ironico, divertente in superficie, ma triste (il suo tema centrale è la solitudine) e agro nel fondo, risentito contro un’organizzazione del tempo e del lavoro che umilia l’individuo. Ricco di figurette eccentriche, idee visive, colpi d’occhio, sberleffi anarchici. Va un po’ in surplace nella parentesi lagunare con una Venezia non esente da stereotipi, ma riprende quota col volo sulla campagna in parapendio, ultimo omaggio all’utopia che la realtà contraddice. Coprodotto dall’italiana Mikado. Orso d’argento per la regia a Berlino.
Ad Atene, una squadra formata da un paramedico, un’infermiera, una ginnasta e il suo allenatore sostituisce sotto compenso persone appena defunte per aiutare amici e parenti a lenire il dolore dell’elaborazione del lutto. Si fanno chiamare Alpeis (Alpi), perché, come quelle montagne, possono rappresentare qualunque altro monte nel mondo ma non possono essere scambiate per altri. Ognuno di loro porta il nome di una delle vette della catena montuosa.
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