Regia di Jia Zhangke. Un film Da vedere 2006 con Zhao TaoHan Sanming. Titolo originale: Sanxia haoren. Genere Drammatico, – Cina2006durata 108 minuti. Uscita cinema venerdì 23 marzo 2007 distribuito da Lucky Red. – MYmonetro 3,20 su 20 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Con attori non professionisti. Leone d’oro a sorpresa a Venezia 2006, il 5° film del giovane Zhang-ke (attivo dal 1998) comincia con un piano-sequenza circolare su un battello in navigazione sullo Yangtze, il più lungo fiume asiatico (6300 km) in vista di Fenjie, antica città in via di demolizione: sarà sommersa nell’ambito del progetto idrico Tre Gole che prevede la costruzione di una grande diga e la formazione di un lago di 650 kmq, rendendo obbligatorio il graduale trasferimento di un milione di cinesi. Diventerà la centrale elettrica più grande del mondo. Quel piano-sequenza è seguito da molti altri, di durata varia, tutti funzionali ai personaggi e alla narrazione. Zhang-ke è un narratore che toglie invece di mettere; ha un gusto figurativo raffinato e un passo lento, ma non è affatto un esteta esibizionista. Lavora con telecamere digitali, pochi mezzi e attenzione alla gente comune. Anche qui, come nei suoi 4 film di fiction precedenti, si cimenta con un tema centrale: il costo del progresso tecnico, le conseguenze, in termini umani, della rapida modernizzazione industriale in atto nella Repubblica Popolare. Non dimostra: mostra. Non denuncia: riflette, compiange, condivide. È un film corale con due personaggi: un minatore che si reca a Fenjie per cercare moglie e figlia che non vede da 16 anni; una giovane infermiera che vuole incontrare il marito, da due anni assente da casa. Due storie, due epiloghi diversi che permettono a Zhang-ke, anche sceneggiatore (con Sun Janmin, Guan Na) di confrontare due condizioni socioculturali, popolare e borghese, in dialoghi (sottotitolati) ridotti al minimo. Diviso in 4 capitoli (Sigarette, Liquori, Tè, Caramelle) e sostenuto da un realismo quieto e puntiglioso, ha sussulti e aperture quasi magiche. E un finale di significativa bellezza

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