Un film di Marco Chiarini. Con Francesco Pannofino, Marco Leonzi, Greta Castagna, Davide Curioso, Tania Innamorati. Commedia, Ratings: Kids, durata 81 min. – Italia2009. MYMONETRO L’uomo fiammifero valutazione media: 3,69 su 12 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Teramo, campagna abruzzese, 1981. Simone vive da solo con suo padre, la madre è morta qualche anno prima. D’estate in campagna non c’è molta altra gente se non i personaggi partoriti dalla fantasia di Simone e una bambina che ogni tanto passa di lì assieme al figlio adolescente del proprietario terriero e che ne smuove l’interesse. Simone però ha un’unica preoccupazione: trovare l’Uomo Fiammifero, figura non ben identificata che sembra un trampoliere con grande fiammifero in mano. Poco importa che il padre non creda alla sua esistenza e anzi combatta da bravo uomo verace di campagna l’attitudine svagata del figlio, che questa sua fissazione lo renda oggetto di scherno e che la ricerca rimanga sempre frustrata. L’Uomo Fiammifero che accende le stelle, ha paura del giorno e va trovato lasciando e seguendo indizi, risolverà tutto.
Sui complicati meccanismi di elaborazione del lutto molto si è scritto e girato, specie se incentrati sulla psicologia infantile. Mai però si era visto un lavoro così sincero, diretto e violento nelle sue prese di posizione cinematografiche. L’uomo fiammifero è un film per ragazzi in grado di parlare a tutti andando a smuovere blocchi di memoria sui quali non si era mai soffermato nessuno. Non si tratta solo di parlare della vita di un bambino ma di centrare con precisione chirurgica quel sentire insistendo su particolari e dettagli che instradano lungo percorsi raramente battuti. A partire da rumori, odori e materiali Chiarini costruisce un mood e ricostruisce situazioni familiari a tutti che prescindono dal periodo e dall’ambientazione.
L’uomo fiammifero è un film cercato, voluto e finanziato in maniera avventurosa tramite la realizzazione dell’omonimo libro illustrato (sempre ad opera del regista/autore Marco Chiarini). Un’opera realizzata con pochi soldi e un grande dispendio di energie in postproduzione (doppiaggio, animazione stop motion, lavoro sulle immagini), reso possibile da un lavoro preciso e attento su un set sul quale si operava in digitale ma si pensava in analogico. Chiarini si è messo in proprio e ha fatto quasi tutto da sè, potendo contare su pochissime collaborazioni di livello, come ad esempio quella dell’azzeccatissimo Pannofino, ma riuscendo ad aggiustare e calibrare tutto alla perfezione per realizzare la folle ambizione di girare con un budget ridicolo un film migliore di quelli di serie A, all’interno di un genere (il fantasy) solitamente considerato dispendioso.
La lunga galleria di personaggi immaginari portati in vita con trucchi da cinema muto applicati all’era del digitale, giochi di luce e ombra, espedienti di doppiaggio e ogni tanto qualche animazione entra di diritto nelle imprese cinematografiche degli ultimi anni, mentre il film nella sua interezza è tra le migliori pellicole italiane viste ultimamente. Come spesso capita (e non solo da noi) in patria lo si è visto poco e male mentre all’estero ha macinato premi su premi.
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