Category: Winterbottom Michael


Regia di Michael Winterbottom. Un film Da vedere 2002 con Steve CooganPaddy ConsidineDanny CunninghamSean HarrisShirley HendersonCast completo Genere Drammatico – Gran Bretagna2002durata 115 minuti. – MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Manchester, 1976. Tony Wilson, giornalista/conduttore/impresario della TV locale Granada Report, fonda, firmando il contratto col proprio sangue, la Factory Records, che concede piena libertà alle numerose band musicali che in quel periodo avrebbero rinnovato la musica pop-rave-punk: Joy Division, Buzzcocks, Siouxsie and the Banshees, A Certain Ratio e soprattutto gli Happy Mondays (da un loro pezzo il titolo del film). Scritto da Frank Cottrel Boyce, il film di Winterbottom cerca di conciliare la rievocazione storica dell’epoca con toni di buffoneria tossica e atmosfere alla Monty Python. Funzionano l’ambientazione nello storico club La Hacienda negli anni ’80 e l’impassibile e luciferina recitazione di Coogan (che nell’isola era in gran voga, ritenuto un erede di Peter Sellers); il vivace impegno degli interpreti tra cui spicca Harris che impersona Ian Curtis dei Joy Division. Risultato: un film diseguale a ruota libera che riesce a spiegare perché, musicalmente parlando, Manchester fu soprannominata Madchester. Distribuito nel 2009 da Officine UBU.

24 Hour Party People (2002) on IMDb

Risultati immagini per Codice 46Un film di Michael Winterbottom. Con Tim RobbinsSamantha MortonOm PuriJeanne Balibar Titolo originale Code 46Fantascienzadurata 92 min. – USA 2003MYMONETROCodice 46 * * * - - valutazione media: 3,20 su 26 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Il futuro secondo Winterbottom: si è autorizzati a procreare solo se i due partner hanno la giusta compatibilità genetica; si è autorizzati a passare le frontiere solo con il permesso giusto; si è autorizzati ad entrare nelle città solo se dotati di adeguata copertura assicurativa. Chi non è autorizzato, è fuera.
Avevamo lasciato il cineasta inglese ad un bivio difficile: come andare avanti, nel suo percorso di ricerca di un realismo poetico, dopo Cose di questo mondo? Cosa c’è dopo un film che rappresenta un vertice stilistico che appare impossibile da superare o bissare? Cosa si racconta dopo aver narrato una vicenda di tragicità tanto insostenibile da ammettere il silenzio come unico commento possibile? Come uscirne? Chiudendo gli occhi e cominciando a sognare il mondo che verrà. A Winterbottom, sensibile verso il dramma dell’umanità come pochissimi altri, deve esserci voluto poco perché i sogni si trasformassero in incubi e generassero questo delicato affresco di un’apocalisse minore. Nessuna meteora dall’iperspazio, niente maremoti né bombe atomiche: quando non saremo più liberi di amare chi vogliamo e come vogliamo, sarà l’Inferno sulla Terra. E, anche peggio, saremo tanto malati da non rendercene conto. Tutto in Codice 46, dalla fotografia alla recitazione, dalle musiche alle scenografie naturali, è talmente superlativo da rendere sminuente qualsiasi commento. Solo un’imperfezione, forse: una voce fuori campo spiega cose che in certi momenti non sarebbe necessario spiegare. La stessa imperfezione che aveva Blade runner. Sarà un caso?

Code 46 (2003) on IMDb

Regia di Michael Winterbottom. Un film Da vedere 2002 con Jamal Udin TorabiEnayatullah. Titolo originale: In This World. Genere Drammatico – Gran Bretagna2002durata 90 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro 3,33 su 5 recensioni tra criticapubblico e dizionari.

Il viaggio della speranza di due cugini pakistani, il ragazzo orfano Jamal e l’adulto Enayatullah, dal campo profughi di Peshawar ai confini con l’Afghanistan, sino a Londra attraverso l’Iran, la Turchia, Trieste, Calais. Soltanto Jamal arriva vivo: quando compirà 18 anni sarà rimpatriato. Prodotto dalla BBC, scritto da Tony Grisoni in un treatment di 30 pagine, da sviluppare improvvisando durante il viaggio. Filmato da Marcel Zyskind con una piccola videocamera digitale senza luci artificiali e montato da Peter Christelis: un’ora e mezzo da 200 ore di materiale girato. Basato su una radicale confusione tra invenzione (fiction) e realtà (documentaria) cioè sul conflitto vero/falso, ha i momenti più significativi quando i due termini si sovrappongono (il passaggio notturno della frontiera turca, l’angoscia claustrofobica nel viaggio in container da Istanbul a Trieste). Un passo avanti rispetto a Benvenuti a Sarajevo (1997) dello stesso regista il cui professionismo è fuori discussione. È tutto da discutere, invece, da un punto di vista ideologico. Orso d’oro a Berlino 2003.

In This World (2002) on IMDb

Locandina italiana Benvenuti a SarajevoUn film di Michael Winterbottom. Con Woody Harrelson, Stephen Dillane, Marisa Tomei, Goran Visnjic Titolo originale Welcome to Sarajevo. Drammatico, durata 100 min. – Gran Bretagna 1997. MYMONETRO Benvenuti a Sarajevo * * * - - valutazione media: 3,05 su 9 recensioni di critica, pubblico e dizionari.

Sarajevo durante la guerra. Tutti gli orrori possibili, la fame, i cecchini, la distruzione, i morti, i bambini. Il tutto registrato da un giornalista americano, Flynn, interpretato da Harrelson. Per non essere impotente, per aver la sensazione di fare davvero qualcosa il giornalista cercherà di portare via almeno una bambina. Il film corre tutti i pericoli delle storie d’attualità già abbastanza dilaniate dalla televisione. Per il regista è un passo indietro rispetto al precedente ottimo Go Now al quale, in questa sede, sono state attribuite quattro stelle.

Welcome to Sarajevo (1997) on IMDb

Regia di Michael Winterbottom. Un film con Steve CooganAnna FrielImogen PootsTamsin EgertonVera GraziadeiMatt LucasCast completo Titolo originale: The Look of Love. Genere Commedia – Gran Bretagna2013, Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni.

Paul Raymond alla fine degli anni ‘50 apre il Raymond Revue Bar a Soho e il mensile Men Only. Inizia così la carriera di colui che diventerà uno degli uomini più ricchi della Gran Bretagna grazie al sesso. Le accuse di produrre pronografia lo scalfiranno senz amai distruggerlo. Ciò che sarà invece più difficile da gestire sarà il rapporto con la moglie Jean, l’amante Fiona e la figlia Debbie.
Ci sono diversi brani di Burt Bacharach in questo film. Le musiche più soft accompagnano la storia di uno dei re dell’hard. La scelta di Winterbottom, che lavora per la quarta volta con Steve Coogan, non è priva di motivazioni. Perché, mentre ci racconta l’ascesa di un provinciale (che si vantava di non aver mai letto un libro) nella Swinging London, la sceneggiatura non si limita a tracciare un ritratto il più possibile filologicamente corretto di quegli anni (ivi compresa la lampada disegnata da Ringo Starr che fa mostra di sé nell’appartamento di Paul) ma va oltre.

Le bianche tracce della vita - Film (2000)

Regia di Michael Winterbottom. Un film con Nastassja KinskiMilla JovovichPeter MullanWes BentleyShirley Henderson. Titolo originale: The claim. Genere Drammatico – Gran BretagnaCanada2000durata 120 minuti. Valutazione: 2,00 Stelle, sulla base di 3 recensioni.

Nel 1869 a Kingdom Come, 1200 abitanti tra le montagne della Sierra Nevada, arrivano la tisica Elena con sua figlia Hope e un ingegnere della Central Pacific che deve tracciare il percorso della ferrovia. I loro itinerari fanno capo a un avventuriero arricchito che controlla la legge e gli affari del paese. Girato con grandi mezzi tra Canada e Colorado, è il più ambizioso e potente film del regista, narratore di razza che si serve dell’ottima sceneggiatura di Frank Cottrell Boyce, ispirata al romanzo Il sindaco di Casterbridge (1886) di Thomas Hardy. La materia romanzesca ha il taglio di un melodramma, ma è esposta con ellittica asciuttezza, ritmo implacabile, fosco splendore del chiaroscuro (fot. di Alwin Kuchler), giocato sul contrasto tra il bianco abbacinante della neve e gli interni cupi, spesso illuminati a luci naturali. Lo sfondo è epico: nascita di una nazione, febbre dell’oro, città che sorgono, città che muoiono, personaggi “più grandi della vita” alle prese con la natura inclemente. E la memorabile sequenza della grande casa nuova che si sposta, trainata da uomini e cavalli. Sapiente realismo nella ricostruzione d’epoca, musiche di Michael Nyman e la gioia di far cinema alla grande.