Pervaso da una cieca passione per il denaro, un impiegato trascura famiglia, amici e principi morali pur di concludere un grosso affare acquistando un terreno in Sardegna. Si salva da un pauroso indebitamento, ma perde tutti gli affetti.
Lo sceriffo Garrett lascia la sposa il giorno delle nozze per inseguire due banditi. Asserragliato in un ranch insieme ai suoi due prigionieri da una banda di messicani, se la cava grazie al pentimento di uno dei due cattivi.
Per conquistare tre ragazze che trascorrono le vacanze a Ischia, tre fantasiosi giovani inventano le storie più strane. Al rientro, soltanto uno degli amori estivi si rivela sincero e duraturo.
Le strade di una metropoli moderna (Milano) sono sparse dei cadaveri di una rivolta giovanile; la gente, indifferente e frettolosa, cammina tra loro evitando di toccarli; la legge dello Stato lo proibisce, pena la morte. La giovane Antigone decide di dar sepoltura al fratello, contro il parere dei familiari e del fidanzato Emone, figlio del primo ministro. La aiuta Tiresia, giovane straniero che parla in una lingua sconosciuta e disegna sui muri un paese. Ispirato all’Antigone (441 a.C. ca) di Sofocle. Mitico più che politico, onirico più che realistico, qua e là ridondante nel macinio dei suoi simboli, impregnato di un raro sentimento di pietà e di dolore misti a rabbia civile, ha forse il torto di aver contrapposto alla fiera ostinazione di Antigone non l’empietà dello Stato moderno in generale, “bensì una specie di orwelliano 1984 capitalista.” (Alberto Moravia). Fotografia (Techniscope): Giulio Albonico; musiche: Ennio Morricone. Gianni Amelio aiutoregista.
Sospettato di aver ucciso il padre accanto al cui cadavere è stato trovato, la pistola in mano, in stato di choc, un bambino viene internato in una clinica. Un medico, che non crede alla storia, indaga e con l’aiuto della madre del piccolo trova la verità. Giallo psicoanalitico ambizioso con poca azione e molta psicologia, scritto dal regista con Suso Cecchi d’Amico. Non ebbe fortuna: ignorato dal pubblico, inosservato dalla critica. Un bel cast dove spicca un’ottima Sandrelli. Fot.: Aldo Scavarda. Musiche funzionali di E. Morricone.
Dal romanzo breve Il dottor Gräsler medico termale (1917) di Arthur Schnitzler. Ritratto di un filisteo egoista di mezz’età, irresoluto e pedante che, dopo l’enigmatico suicidio di un’amata sorella nubile, tenta inutilmente di agganciarsi alla vita e all’amore attraverso tre donne. L’azione si svolge tra un’isola del Mediterraneo, una stazione termale e una cittadina dell’impero asburgico alla vigilia della 1ª guerra mondiale. In filigrana i segni della lacrimevole finis Austriae . Esterni in Ungheria, contributi tecnici di prim’ordine (Rotunno, Canonero, Morricone), un apparato figurativo alla Visconti: un signor film, ma freddo. La freddezza è premeditata con critica ironia, ma nasce anche dall’incapacità di Faenza di abbandonarsi alla pienezza del sentimento e dalle difficoltà di condensare la sottile analisi psicologica di Schnitzler.
Come il calzolaio Nicola Sacco e il pescivendolo Bartolomeo Vanzetti, immigrati negli USA e anarchici, furono incriminati per rapina e omicidio, condannati a morte innocenti nel 1921 e giustiziati il 23 agosto 1927. I due anarchici italiani rivivono sullo schermo nella commossa e commovente interpretazione di Cucciolla e Volonté (premiato a Cannes) nel quadro di un film all’insegna dell’efficacia narrativa, oratorio senza enfasi, un po’ ripetitivo, in stabile equilibrio tra informazione e denuncia anche se non sempre fa quadrare i conti tra analisi e dimostrazione. Scritto dal regista con Fabrizio Onofri e Ottavio Jemma con un occhio al cinema hollywoodiano giudiziario e di denuncia, rimpolpato con le esperienze del cinema politico europeo. Dopo aver interpretato Sacco a teatro nel dramma (1960) di M. Roli e L. Vincenzoni, G.M. Volonté fa la parte di Vanzetti. Nel giugno 1960 negli USA andò in onda The Sacco-Vanzetti Story , scritto da R. Rose e diretto da S. Lumet, poi acquistato dalla RAI per un Teatro-Inchiesta che non fu mai trasmesso. Musiche di Ennio Morricone e Joan Baez.
Il cacciatore di taglie Jonathan Corbett (L. Van Cleef) ha l’incarico di catturare Cuchillo (T. Milian), giovane messicano accusato di omicidio con stupro. Durante la lunga caccia viene a sapere che il vero colpevole è il figlio del ricco che l’ha assunto. Scritto da Franco Solinas, è uno dei non pochi “spaghetti-western” politicizzati di ambiente messicano. Qua e là qualche traccia di Sergio Leone. Musiche di Ennio Morricone che trascrive per chitarra Per Elisa di Beethoven. Titolo spagnolo: El halcón y la presa .
La vita di 12 scienziati in una base militare in Alaska è in pericolo. Le radiazioni hanno dissepolto un essere mostruoso che assume sembianze animali e umane. Ad uno ad uno muoiono tutti e anche gli ultimi due superstiti sperano, terrorizzati, che i soccorsi arrivino prima della “cosa”. Remake di La cosa da un altro mondo (’51) con musiche di Morricone.
Un film di Ricardo Blasco. Con Richard Harrison, G.R. Stuart Western, durata 92 min. – Italia 1964. MYMONETRO Duello nel Texas valutazione media: 2,00 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Gringo è stato adottato da una famiglia di messicani. Quando una banda di ladri deruba il padre adottivo di tutto l’oro che era riuscito a mettere insieme in anni di fatiche, parte per vendicare il sopruso. Scopre che i capi della banda sono proprio le persone più in vista del paese. Da solo riesce a batterli, liberando così la propria famiglia e la comunità.
Un vecchio e decrepito palazzo romano a fitto bloccato è di proprietà di Amedeo Pecoraio e di sua sorella Ofelia, maturi zitelli. Una società immobiliare offre loro una grossa somma a condizione che tutti gli inquilini siano sfrattati. La morte per veleno del loro soriano offre ai due proprietari il pretesto per spiare la vita degli inquilini resistenti. Come in Lo scopone scientifico , soggetto e sceneggiatura (con Augusto Caminito) sono di Rodolfo Sonego: il tono generale è più cupo e crudele, ma eccede nella tensione verso la metafora a scapito della verosimiglianza. È uno dei film degli anni ’70 che segnano, all’insegna del pessimismo, la fine della commedia italiana, egemone nel decennio precedente. Infallibile duo Tognazzi-Melato. Musica: Ennio Morricone. Prodotto da Sergio Leone.
Abruzzo, 1944. Fascistello diventa gerarca proprio quando il fascismo sta per cadere e fa un viaggio in sidecar con professore antifascista, da lui arrestato, che cerca di educarlo alla libertà. Per la prima volta dopo 43 film, Tognazzi lascia le macchiette per un personaggio a tutto tondo. Film di ottimo brio satirico, scritto da Castellano & Pipolo in vena e diretto con garbo da Salce.
Storia di un incubo in forma di interrogatorio al quale lo scrittore Onoff (Depardieu), apparentemente in preda all’amnesia, è sottoposto da parte di un commissario di polizia (Polanski). Fin dal titolo il 4° film di Tornatore è sotto il segno dell’ambiguità: oltre al suo significato di gergo burocratico-poliziesco, potrebbe essere letto come un esercizio di pura forma, ossia di stile, che mette in discussione lo statuto di credibilità delle immagini: qual è il confine tra fantasia e realtà? tra falso e vero? Allucinato dramma notturno di nordico onirismo, giocato sulla corda pazza dell’assurdo, è un film da prendere o lasciare, senza vie di mezzo. Chi prende ne gusterà la sagacia della costruzione, l’alta tenuta figurativa e sonora (fotografia di Blasco Giurato, musiche di Ennio Morricone), l’ammirevole concertazione degli attori: oltre a Depardieu e Polanski (doppiati da Corrado Pani e Leo Gullotta), c’è un incisivo S. Rubini come poliziotto che verbalizza.
Nella notte tra il 14 e il 15 agosto a Roma. Un bulletto sta per partire con la sua “sprint” in compagnia di un amico per la Polonia, in cerca di facili congressi carnali. Un capellone in tunica bianca distribuisce volantini dei Bambini di Dio ed è catturato dal padre, esuberante comunista, che lo trascina in un consiglio di famiglia. Un timido giovanotto mammone in partenza per Ladispoli è agganciato da una bella spagnola. Fortunato esordio di C. Verdone (1950) in una botte di ferro: prodotto da Sergio Leone che gli ha affiancato in sceneggiatura due vecchie volpi come De Bernardi e Benvenuti, rafforzandolo con professionisti quali Ennio Guarnieri (fotografia) e Ennio Morricone (musiche). Verdone regista è al servizio di Verdone attore e della sua capacità di trasformarsi (non solo nei 3 personaggi principali, ma anche in altri 3 gustosi personaggi minori), ma sa anche dirigere gli altri. Tutti raccontati con ironia e affetto. La volgarità è assente. David di Donatello a C. Verdone attore.
Un film di Lee W. Beaver. Con Thomas Hunter, Henry Silva, Dan Duryea, Nando Gazzolo.Western, durata 93′ min.
Dopo un grosso colpo Jerry si lascia arrestare per permettere al socio di dileguarsi con il bottino. Quando esce dal carcere scopre che l’amico l’ha tradito. Western all’italiana denso di fatti basati su una trama che non ha niente di originale. Dietro allo pseudonimo di L.W. Beaver si nasconde Carlo Lizzani come dietro al creatore della colonna musicale Leo Nickols c’è Ennio Morricone. View full article »
Regia di Elio Petri. Un film con Gian Maria Volonté, Franco Citti, Michel Piccoli, Marcello Mastroianni, Mariangela Melato. Cast completo Genere Drammatico – Italia, 1976, durata 130 minuti. Uscita cinema lunedì 13aprile 2015Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 – MYmonetro3,30 su 17 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.
Mentre nel Paese dilaga un’epidemia che causa numerose vittime nella casa per esercizi spirituali Zafer retta da gesuiti si radunano uomini politici, affaristi, banchieri tutti legati al partito dominante la Democrazia Cristiana. A condurre gli esercizi che dovrebbero far meditare gli intervenuti sui peccati commessi a causa di una distorta concezione dell’attività politica è Don Gaetano e al centro delle attenzioni di molti si trova il Presidente. Ben presto però la morte inizia a seminare la paura tra i convenuti e non si tratta delle conseguenze dell’epidemia ma di omicidi. View full article »
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