Durante la guerra civile, dalle miniere del Nord viene inviato al Sud, di contrabbando, oro. Una ragazza del servizio segreto viene incaricata di incrementare gli invii. Durante la sua missione rocambolesca e ricca di intrighi, conosce un capitano del controspionaggio avversario.
Il noto criminale Rocky Sullivan, dopo aver scontato una pena in carcere, torna nel quartiere dove era cresciuto e scopre di essere l’idolo dei ragazzi del rione che addirittura intendono imitare le sue gesta. Padre Connelly, che in gioventù rischiò di essere rinchiuso in casa di correzione assieme a Rocky, si accorge dell’influenza criminale che il gangster può avere sui ragazzi che egli invece cerca di salvare. Scongiura Rocky di cambiar vita. Gli uomini della gang di Rocky cercano di sopprimere il sacerdote ma due di loro vengono uccisi dal gangster stesso che viene condannato alla sedia elettrica. Padre Connelly lo scongiurerà di non morire da eroe ma di sfatare quel mito a cui i ragazzi sono legati
Agente del controspionaggio USA s’imbarca su piroscafo dove viaggia professore venduto ai giapponesi. Conclusione nella giungla di Panama. Per la 3ª volta Huston dirige i 3 attori del Mistero del falco. Piatto, enfatico, convenzionale, inverosimile, finale assurdo. Bogart dà qualche zampata.
Il Bene e il Male sotto forma di una pacifica famiglia e di tre evasi. I delinquenti, che devono stare nascosti in attesa che arrivino i soldi per fuggire all’estero, tengono prigioniera una famiglia formata dal padre bancario, dalla moglie, dalla figlia diciottenne e da un bambino. È una lunga storia tra i due gruppi: da un lato Humphrey Bogart, cinico e disperato, dall’altro Fredric March, consapevole dell’inevitabile vittoria del Bene. Rifatto da Michael Cimino con Mickey Rourke nel ruolo di Bogart.
Scarcerato per amnistia, “Mad Dog” Roy Earle, famoso rapinatore di banche, svaligia la cassaforte di un albergo di lusso in alta montagna con l’aiuto di due giovani inesperti e di Mary che s’innamora di lui. Braccato dalla polizia in una splendida sequenza finale, esaltata dal BN di Tony Gaudio (1885-1951). Dal romanzo High Sierra (1940) di W.R. Burnett, da lui sceneggiato con J. Huston, fu una svolta nella carriera di H. Bogart, promosso a protagonista, che rivela la tenerezza nascosta del suo personaggio e permette a un Walsh in gran forma di volgere il racconto nella melanconia di un noir introspettivo. Rifatto, in chiave western, con Gli amanti della città sepolta (1949) dello stesso Walsh e con Tutto finì alle sei (1955).
“Baby Face” Martin, un pericoloso gangster, torna al quartiere che lo vide ragazzo. La madre lo caccia in malo modo, ma i ragazzini lo guardano come un eroe. Martin comincia a servirsi dei teppistelli per le sue imprese. Ma gli si oppone un architetto disoccupato, Dave. I due vengono a rissa e Dave uccide Martin. Con il denaro della taglia, potrà uscire dal ghetto e costruire un avvenire per sé e la ragazza di cui è innamorato.
Come Il bruto e la bella (1952) di Minnelli, comincia con un funerale e procede attraverso 8 flashback, raccontati da 4 personaggi, che rievocano 3 tappe nella vita di una danzatrice a piedi nudi in un piccolo cabaret spagnolo, trasformata da un regista USA in star di Hollywood. Nel suo genere _ il melodramma passionale a forti tinte _ è memorabile. Su una materia trita Mankiewicz, anche sceneggiatore, ha costruito un’affascinante galleria di personaggi dell’international set. È anche un “film a chiave”: il produttore è ricalcato sul miliardario Howard Hughes, insieme con le caricature mascherate di re Farouk e del duca di Windsor.La stessa protagonista allude a Rita Hayworth. Fotografia: Jack Cardiff. Musiche: Mario Nascimbene. Bogart e la Gardner si parlano sulla piazzetta di Portofino. Brevi paesaggi a Bordighera, Sanremo, Rapallo. Oscar per O’ Brien, attore non protagonista. Slogan di lancio: “Il più bell’animale del mondo”.
Cinque ragazze che lavorano in un night-club vengono convinte da un procuratore distrettuale a testimoniare contro un ras della malavita che le sfrutta. Ruvido melodramma, scritto dal futuro regista Robert Rossen, affidato soprattutto all’interpretazione di un’affiatata squadra di attori sotto contratto alla Warner Bros, casa specializzata in drammi sociali e gangsteristici. Il personaggio di Eduardo Ciannelli è ispirato a Lucky Luciano.
Tre reduci dalla prima guerra mondiale non riescono a inserirsi nella vita pacifica e sfruttano le possibilità del proibizionismo. Il primo si dà al contrabbando, il secondo diventa un boss della mala, il terzo avvocato. Scritto da Jerry Wald, Richard Macaulay e Robert Rossen da un racconto di Mark Hellinger, è l’ultimo grande film gangster dell’epoca d’oro di Hollywood. Riprese iniziate da Anatole Litvak. Molte qualità: perentorietà del racconto, immediatezza dell’azione, secca definizione dei personaggi. Inedito in Italia dove fu importato da RAI2 negli anni ’70.
Un film di Michael Curtiz. Con Peter Ustinov, Humphrey Bogart, Basil Rathbone, Aldo Ray, Joan Bennett Titolo originale We’re No Angels. Commedia, Ratings: Kids+13, durata 106′ min. – USA 1955. MYMONETRO Non siamo angeli valutazione media: 2,88 su 7 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Tre galeotti, evasi dal penitenziario dell’Isola del Diavolo, arrivano in una famiglia francese dove tutto va a rotoli. In due giorni sistemano ogni cosa. È un congegno teatrale (da La cuisine des Anges, 1952, di Albert Husson) che non ha trovato né uno sceneggiatore né un regista adatti: tutto funziona _ gli interpreti, il dialogo, l’ambientazione _ tranne il racconto che non ha né ritmo né invenzioni. Rifatto liberamente nel 1989 da N. Jordan.
4ª regia (esclusi i documentari) di Huston, che l’ha scritto con Richard Brooks dal dramma omonimo (1939) di Maxwell Anderson. L’ufficiale in congedo Frank Mc Cloud arriva a Key Largo, isoletta a largo della Florida, a far visita alla vedova e al padre di un commilitone morto a Cassino che gestiscono un alberghetto. L’hotel è occupato da una banda di criminali, guidati da Johnnie Rocco, espulso dagli USA dove sta rientrando illegalmente. Intanto è in arrivo un uragano. La parentela con La foresta pietrificata (1936) è evidente, ma il film ha altri temi: la disillusione postbellica, la corruzione politica, l’analogia tra fascismo e banditismo. Aiutato dalla fotografia in profondità e dai piani sequenza di Karl Freund, Huston riesce a mitigare la verbosità teatraleggiante del testo, a sveltire al montaggio l’azione concentrata quasi sempre su un solo set e a cavare il meglio dagli interpreti: l’istrionismo ben temperato di Robinson, la sobrietà della coppia Bogart-Bacall e su tutti l’umiliata Gaye Down della Trevor, premiata con l’Oscar della non protagonista.
Dal romanzo Men Without Country di Charles Nordhoff e James Norman Hall. Ingiustamente accusato di omicidio e inviato all’isola del Diavolo per le sue convinzioni politiche, il giornalista francese Matrac evade con quattro compagni. Raccolti da una nave francese, gli evasi impediscono al comandante di metterla a disposizione del governo di Vichy. Epilogo tragico. Con la stessa squadra di attori (M. Morgan al posto di I. Bergman), Curtiz e la Warner ritentano il colpo di Casablanca , ma l’operazione è irrimediabilmente di seconda mano. Lambiccata costruzione narrativa con flashback dentro flashback come in una matrioska.
Ex cronista sportivo si fa coinvolgere in un’impresa disonesta da un’organizzatore per lanciare un pugile con una serie di incontri combinati. Poi si pente. Ultimo film interpretato da H. Bogart (1899-1957) che aveva già firmato per girare The God Shepherd, ma non ebbe il tempo di farlo. Un quadro realistico dell’ambiente pugilistico senza concessioni sentimentali e romantiche. Sceneggiato da Philip Yordan sulla base di un romanzo di Budd Schulberg, liberamente ispirato alla vita di Primo Carnera.
Dramma sociale a tinte forti con denuncia nei confronti di organizzazioni xenofobe come il Klu Klux Klan. Frank Taylor, un operaio interpretato da Humphrey Bogart, vede sfumata una promozione a causa di un immigrato polacco, Dombrowsy, che viene preferito a Frank per la sua maggiore capacità lavorativa. Frank allora si unisce all’organizzazione xenofoba “Black Legion” che combatte gli immigrati e le minoranze razziali con metodi violenti.
Un poliziotto insubordinato e manesco viene espulso dal corpo. In realtà è una messinscena per permettere al piedipiatti di intrufolarsi nel racket che domina la città. Ci riesce, diventa anzi un “boss” e predispone un piano per mettere in trappola i gangster. Ma il suo luogotenente intuisce il doppio gioco e lo affronta in un duello che si rivelerà per entrambi mortale.
Un film di Archie Mayo. Con Humphrey Bogart, Bette Davis, Leslie Howard Titolo originale The Petrified Forest. Drammatico, b/n durata 83′ min. – USA 1936. MYMONETRO La foresta pietrificata valutazione media: 3,50 su 8 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Persone di diversa estrazione sociale si ritrovano in un alberghetto in mezzo al deserto dell’Arizona. La figlia del proprietario e uno scrittore s’innamorano. Arriva un gangster a seminare morte. L’origine teatrale (Robert E. Sherwood, 1934) si sente: dialoghi letterari e verbosi, staticità dell’azione, recitazione sopra le righe. Ma c’è un fascino innegabile, specialmente per merito di Bogart nel suo primo ruolo importante. View full article »
Un film di Raoul Walsh. Con George Raft, Humphrey Bogart, Ann Sheridan, Ida Lupino, Gale Page. Titolo originale They Drive by Night. Drammatico, Ratings: Kids+13, b/n durata 93′ min. – USA 1940. MYMONETRO Strada maestra valutazione media: 3,00 su 4 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Due fratelli camionisti, Joe e Paul Fabrini, sono sfruttati dal datore di lavoro. In un incidente Paul perde un braccio, mentre Joe è coinvolto in un processo di omicidio dalla moglie del principale che ha ucciso il marito. Da un romanzo di Albert Isaac Bezzerider, uno dei migliori polizieschi di taglio sociale che erano una specialità della Warner di quegli anni. Dialoghi scoppiettanti di Jerry Wald e Richard Macaulay, un quartetto di attori eccellenti. View full article »
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